Set 3, 2014 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Perché la zecca si chiama “zecca”

Perché la zecca si chiama “zecca”

e non sto parlando dell’insetto ma dell’istituto, o quello che è, addetto alla fabbricazione di moneta. Sì, spesso mi prendono queste curiosità bislacche, provenienti chissà da dove nella mia mente. Ma tanto ormai su internet si trova tutto quindi soddisfiamole. Nella lingua italiana esistono diverse parole indicanti cose che non ci azzeccano (a proposito di zecca) niente l’una con l’altra. Partiamo da questa allora. Dunque, intanto vediamo sull’enciclopedia Treccani cos’è la zecca:

ZECCA (fr. hôtel de la Monnaie; sp. casa de moneda; ted. Münze; ingl. mint). – L’emissione della moneta essendo sempre stata monopolio dello stato (v. moneta, XXIII, p. 637), fin dall’epoca della sua invenzione è esistito un istituto statale tecnico e amministrativo con edifici e officine situati in varî punti del territorio, nei quali si fabbricava la moneta o direttamente dallo stato o per conto e sotto la sorveglianza dello stato. Il nome italiano attuale dell’istituto si ritrova in documenti medievali redatti in latino sotto la forma sicla, che ne indica la probabile derivazione dall’arabo sikkah “moneta”.

Le operazioni che si compiono nella zecca per la fabbricazione della moneta sono: 1. preparazione dei due conî diritto e rovescio, che recano in incavo le impronte determinate dalla legge per ogni “tipo” di moneta; 2. preparazione del disco metallico, detto tondino o tondello, del peso e della lega determinati dalla legge; 3. stampa delle impronte in rilievo sopra il tondello collocato e premuto fra i due conî.
Si chiama normalmente taglio il numero delle monete dello stesso valore che si possono coniare con una determinata quantità di metallo a titolo legale.
Alle operazioni tecniche cui abbiamo accennato in principio vanno connesse varie operazioni amministrative per l’acquisto o il cambio dei metalli con monete, e per il controllo e l’emissione delle monete.

ah quindi sarebbe una italianizzazione del termine arabo. Bene. E scopro anche che tale istituto esiste da secoli, dal VII a.C. in Grecia addirittura. Mentre la monetizzazione romana ha inizio intorno alla metà del VI sec. a.C.  E leggo ancora che nell’epoca moderna la restaurazione dell’economia vede protagoniste le nostre città di Firenze, Genova e Milano. Aggiungo, come nota personale, che questo argomento mi fa sentire ancora più forte la nostalgia della Lira, che già mi manca parecchio da anni.

Altro nome la cui origine mi incuriosisce è “bugia”, riguardo il portacandela. Definizione:

piccolo candeliere basso composto da una base a forma di piattello avente un manico e da un bocciolo metallico o ceramico in cui viene infilata la candela

ed ecco il motivo per cui si chiama così:

Alcuni sostengono che il termine bugia sia stato dato ai portacandele perchè essi nascondevano la parte terminale dei ceri e che quindi dicessero una bugia non mostrando che la candela era finita.
Per la verità il termine bugia deriva dal nome di una città africana Bidgiaya, italianizzata appunto in Bugia, che forniva la maggior parte della cera usata per la fabbricazione delle candele.

ancora una motivazione linguistica, o meglio l’italianizzazione di un termine straniero. Però è simpatica anche la spiegazione “fisica”, e ci sta perfettamente con il senso della parola.

Oppure pensiamo al bugiardino, vocabolo utilizzato per definire il foglietto di istruzioni d’uso dei medicinali….che poi, dato l’uso, chiamarlo così mi sembra alquanto inquietante, e di presa in giro.  E infatti ecco la spiegazione:

Non da oggi dubbi e perplessità, più o meno giustificati, accompagnano le prescrizioni fornite dai rappresentanti della classe medica. Nel XVI secolo, Theophrast von Hohenheim, più noto come Paracelso, denunciò, nel pamphlet Contro i falsi medici, l’inutilità di molte medicine prescritte dalla farmacopea dell’epoca.
Bugiardino, infatti, è propriamente un un diminutivo di bugiardo, di registro familiare, utilizzato in ambito regionale per indicare i foglietti di istruzioni dei medicinali; esplicita e trasparente è l’allusione alla scarsa attendibilità attribuita a tali indicazioni e in particolare, secondo alcuni, alla presunta esaustività delle informazioni relative agli effetti collaterali.

sarebbe una specie di avviso cautelativo, insomma, tipo la scritta sui pacchetti di sigarette “nuoce alla salute”, poi se te le compri è colpa tua. Del genere “uomo avvisato mezzo salvato”, insomma.

Perché la zecca si chiama “zecca”ultima modifica: 2014-09-03T12:27:56+02:00da ellypettino
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