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Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La felicità

La felicità

Per essere felici basta chiedersi cosa ci rende felici. La felicità non è soltanto una condizione,  uno stato d’animo. E’ un diritto, di tutti, nessuno escluso, e ognuno deve trovare la propria. Perchè ognuno HA la propria. E ce n’è per tutti,

senza dover calpestare quella di  nessuno. Per quanto la vita ci si metta, spesso con uno zampino spiacevole (per dire poco), ognuno ha diritto di trovare sempre una sua dimensione all’interno degli eventi che vive. Una sua dimensione, in cui sia a suo agio, esprima al meglio le sue potenzialità, una dimensione adatta, insomma, che lo faccia stare bene. E per questo non c’è un “segreto”per essere felici”, nè una “formula”, nè una regola che vale per tutti. Può essere in qualsiasi cosa: tipo vivere giorno per giorno, o programmare tutto, o dedicarsi agli altri, o cercare risposte esistenziali.

Quello che sia. Ognuno sa per sé cosa lo rende felice, dove si sente felice, e quali siano le condizioni che lo fanno maggiormente sentire felice, lo sa, lo capisce attraverso l’esperienza degli eventi di vita, che, pur difficili che siano, per questo vale la pena vivere al completo, per poter man mano distinguere quello o quelli in cui si sente meglio. E una volta fatta la distinzione, ha il diritto e dovere verso se stesso e le persone che ama e che lo amano, di raggiungere la sua dimensione ideale. La sua felicità, appunto.

(succublog splinder, 3/1/2011)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La speranza

La speranza

Lo sappiamo da sempre. Ma il mondo resta sempre uguale. Perché?

“La speranza” – Chaplin da “Il grande dittatore”.

«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto.
L’aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare e torturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perché l’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolo tornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze.
Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!»

« Anna, mi puoi sentire? Dovunque tu sia abbi fiducia nel domani. Anna, le nubi si diradano ed il sole inizia a risplendere. Prima o poi usciremo dall’oscurità per andare verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Più buono, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra del loro odio, della loro brutalità e della loro avidità. Guarda in alto, Anna. L’amore umano troverà le sue ali e inizierà a volare con le sue ali nell’arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il futuro radioso che appartiene a me, a te. Ed a tutti noi. Guarda in alto, Anna. Lassù. »

(succublog splinder, 1/1/2011)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Per il 2011

Per il 2011

Io e le mie convinzioni. Sono “troppo convinta” delle mie convinzioni, pare. Ma se questo mi fa contenta che male c’è? Ho capito e confermato molte cose, tipo che non serve affatto contare fino a 20 prima di parlare, che non si fa del male a nessuno dicendo la propria, ma che piuttosto è del tutto inutile cercare di farsi capire da chi non vuole capire. Ho capito che sono un sagittario atipico, libera sì, amante della libertà sì, ma non nei legami, perchè nei legami “mi sento” legata, e sono felice di esserlo. Ho imparato che libertà per me significa esprimere ciò che sono così come mi viene, sempre in totale consapevolezza di essere in buona fede e senza la minima intenzione di danneggiare niente e nessuno. E con le mie “convinzioni” lascio il 2010 e apro il 2011 pronta ad imparare e capire tutto quello che verrà.

 Auguri a tutti, anche ai Sagittari come me, ai quali lascio qui la “dieta tipo”, indicata per i più volenterosi (tranne me, che francamente mangerei altro…)

 

Prima colazione: 

Caffè d’orzo, dolcificato con poco miele, con fiocchi di mais in estate e fiocchi d’avena in inverno. Succhi di frutta.

Pranzo: a scelta, carne bianca, o riso integrale o miglio o grano saraceno. Di secondo, lenticchie o fagioli o pesce o pollo.

Cena: 

zuppa di verdure e qualche volta un uovo. Eventualmente, formaggio di capra.

Verdure:

sia a pranzo che a cena, verdure fresche o cotte: carote, finocchi, cavolfiore, cipolla, ravanelli, cicoria, zucchine, bietola.

Condimenti: olio di semi spremuto a freddo, o olio extra vergine d’oliva, poco sale.

Bevande: caffè leggero d’orzo.

consigliato il pane integrale.

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Voglio iniziare l’anno nuovo con un enorme sorriso sulle labbra. E lo stesso auguro lasciando il

BUON ANNO A TUTTI!

(succublog splinder, 31/12/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: la Sardegna

Le 20 regioni italiane: la Sardegna

4 province: Sassari, Nuoro, Oristano, Cagliari

STORIA

I primi uomini (500.000 A.C. – 10.000 A.C.): manufatti di pietra.
La Cultura di Ozieri (3500-2700 A.C.): domus de janas (tombe scavate nella roccia), menhir, dolmen, utensili in ossidiana.
La Cultura Nuragica (XVII A.C. – IX A.C.): I nuragici erano guerrieri e navigatori. Costruirono 7000 nuraghi (fortezze megalitiche), tombe di giganti e pozzi sacri. Scolpirono piccole statue in bronzo.
I Fenici in Sardegna (X A.C. – VI A.C.): I fenici erano mercanti e marinai di origine semitica. Venivano dal Libano fondarono molte città.
La conquista Cartaginese (VI  A.C. – III A.C.): I Cartaginesi conquistarono la Sardegna. Introdussero dei e tradizioni puniche.
La Sardegna romana (III A. C. – V): Roma conquista la Sardegna, nonostante la resistenza dei nuragici. I Romani costruiscono strade, teatri, città. E diffondono il latino.
I Vandali e i Bizantini (V – VIII): resiste il paganesimo, ma vengono costruite le prime chiese. Prime incursioni dei pirati saraceni.
I Giudicati (IX – XV): 4 regni indipendenti. Nasce la lingua sarda. Codici di leggi.
Pisa e Genova (XI – XIV): le repubbliche marinare dominano l’isola. Chiese. Mura e torri a Cagliari. 
Il periodo Aragonese e Spagnolo (XIII – XVIII): 4 secoli di oressione, povertà. Le usanze e le tradizioni spagnole influenzano i sardi. Torri costiere, sistemi difensivi per le città. Chiese.
I Savoia (XVIII – XX): Dalla Spagna ai Savoia. Moti di ribellione e breve indipendenza.
Il Regno d’Italia e la Repubblica Italiana (XX): sviluppo difficile, bombardamenti durante la II GM. Dal dopoguerra la Sardegna è una Regione Autonoma dello Stato Italiano.

IN SARDEGNA SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

*Cassola: Il nome ricorda la celebre cassoeula milanese, ma gli ingredienti sono decisamente differenti. Questo piatto è una zuppa di pesce condita con salsa di pomodoro, aglio, olio e peperoncino.
*
 “Impanadas”:Sono pizze o calzoni farciti con verdure miste a carni trite.
*Cavolata: È un piatto contadino a base di cavoli, salsiccia, lardo, maiale, vitello e profumato con menta e aglio.
*
“Maccarones”: Pasta di grano duro, si lavora attorno al ferro da calza, è condita con ricotta, formaggio fresco e pomodoro o ragù.
*
“Burrida”:Per questo piatto si utilizza il gattuccio bollito, irrorato con salsa a base di olio, noci tritate, aceto e aromi e consumato dopo un giorno di marinatura. Si può servire come antipasto oppure come pietanza.
*
“Aranzada”:Dolce tipico del Nuorese; è un torrone ottenuto con buccia d’arancia e mandorle tostate sminuzzate e mescolate al miele.
*
Culingiones o Culurjones
*Capretto al forno
*Culingiones dolci
*Sebadas

DETTI IN DIALETTO
il “sardu” o “limba sarda” appartiene ai gruppi delle lingue neolatine e dell’indoeuropeo. Notevolmente profonda è stata l’influenza dell’iberico, catalano e castigliano, sotto la dominazione spagnola/aragonese.

Crabittu rassu brincat in mandra
Capretto grasso salta in mezzo al gregge
Bestidu, su bastone paret unu barone
Vestito, anche il bastone sembra un barone
Non abbaides né femina in festa, né caddu in beranu
Non guardare né donna in festa, né cavallo in primavera
Neu bella senza peccu, neu fea senza tractu
Non c’è donna bella senza difetto, né donna brutta senza grazia
Chie non ad(a) aguza, no mandigha’ gioga 
Chi non ha ago, non mangia lumaca
S’avaru iscorza’ su pulighe, ‘olende
L’avaro scortica la pulce mentre salta
S’avaru non faghet bene si non quando morit
L’avaro fa del bene solo quando muore

(PS: notavo che sia nel siculo che nel sardo molte parole finiscono in “u”. Non ho fatto caso ai dialetti meridionali, tipo il calabrese. Il pugliese no, da che ho visto la maggior parte delle parole finiscono tronche).

Bene, con la Sardegna si chiudono i post sulle regioni italiane. Spero che, anche se non molto dettagliata, sia comunque una lettura interessante come per me lo è stata la ricerca di notizie sul “nostro stivale”.
(succublog splinder, 28/12/2010)
Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: la Sicilia

Le 20 regioni italiane: la Sicilia

9 province: Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Messina, Catania, Ragusa, Siracusa

STORIA

In epoche remotissime la Sicilia fu popolata originariamente dai Sicani, popolazione mediterranea proveniente, probabilmente, dalla Spagna. Intorno al 1400 a.C. giunsero i Siculi, di ceppo osco-umbro, scacciati dalla Calabria, ai quali fecero seguito gli Elimi, imparentati, forse, con popolazioni celto-liguri.
Nel IX secolo a.C. penetrarono i Fenici, semiti, ai quali si deve la fondazione di Palermo. Nell’arco del X-VIII secolo sorsero numerose colonie greche. Le polis, città stato greche, raggiunsero notevole prosperità ed importanza nel mediterraneo, commerciando con altre popolazioni italiche come gli Etruschi. Nel 266 a.C. incominciò la campagna di conquista dei Romani . La Sicilia romana vive un’età prospera e tranquilla, con l’eccezione delle guerre degli schiavi nel 132 e 138 a.C. e le scorrerie di Verre.
Con la caduta di Roma la Sicilia è oggetto delle invasioni dei vandali e viene, in seguito, presa da Odoacre.
L’occupazione araba inizia nell’827 ma la caduta dell’ultima roccaforte greca (Rometta) è del 963. Dopo la Sicilia viene conquistata dai Normanni nel 1060.
Nel 1129 Ruggero II d’Altavilla è incoronato re di Sicilia e di Puglia.  Sotto il governo di Federico II la Sicilia raggiunge inarrivabili vette in campo politico, giuridico, artistico e letterario. In seguito l’isola diviene oggetto delle mire espansionistiche dei Francesi. Dopo la sconfitta di Manfredi e la morte di Corrado e Corradino, gli angioini stabiliscono definitivamente il loro governo sul Regno di Sicilia.
Nel 1282 Carlo d’Angiò viene sconfitto ed il potere passa alla famiglia spagnola.
Con la Pace di Caltabellotta (1302) gli aragonesi si impossessarono della Sicilia costituendo il Regno di Trinacria e gli angioini istituirono il loro regno su tutta l’Italia meridionale (Regno di Napoli). Lo scontro nel Sud fra spagnoli ed aragonesi si ripetè nel 1442 quando Alfonso V il Magnanimo, divenuto anche Re di Napoli, riunisce i due regni. L’unificazione della corona di Spagna col matrimonio fra Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia trasforma Napoli e la Sicilia in due viceregni. dal 1500 fino al 1713 il viceregno è retto dagli Asburgo. Poi passa ai Savoia e ritorna, nuovamente in mano Spagnola. Dopo il Congresso di Vienna Ferdinando I di Borbone riunisce di nuovo Napoli e Sicilia nel nuovo Regno delle Due Sicilie.
i siciliani si dimostrano insofferenti alla dominazione straniera. Scoppiano insurrezioni autonomiste e separatiste nel 1820 e nel 48. I Borboni resisteranno fino all’Unità d’Italia.

IN SICILIA SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

* pasta con le sarde
*pasta ‘ncaciata messinese
*pasta alla Norma (con pomodoro, melanzane e ricotta salata)
* 
pane cunsato (condito)
* 
pane ca’ meusa crostino con la milza
* 
melanzane alla parmigiana
* 
caponata di melanzane
* 
falsomagro (grosso rotolo di carne con ripieno di prosciutto, formaggio e uova)
* 
involtini alla palermitana (ripieni di pangrattato, uva passa, pinoli, formaggio e aromatizzati con alloro e cipolla)
* 
sarde a beccafico (con pangrattato, limone, pinoli)
* 
arancine (con ripieno di ragout di carne e piselli o di prosciutto e formaggio)
* dolci: 
frutta martorana, Cannoli, cassate, pignoccata, biancomangiare o il tradizionale gelo di “melone” (gelatina di anguria) 

DETTI IN DIALETTO
Il “sicilianu” o “siculo”, è un insieme di parlate romanze e fa parte dello stesso gruppo del salentino e del calabrese. Il dialetto siculo iniziò a svilupparsi sotto le popolazioni autoctone e per poi mescolarsi con le lingue di colonizzatori, quali fenici, greci e romani.

‘U voi ci dici curnutu ‘o sceccu
Il bue dice cornuto all’asino
Fai bene e scordalu, fai male e pensaci
Se fai bene, dimenticatene; se fai male, pensaci
Morsi ‘u figghozzu, finìu ‘u cumparatu
Morto il figlioccio, finito il comparatico
Cu’ fa ligna a mala banna, ‘a scirì ‘ncoddu
Chi fa la legna in un brutto posto, deve portarla fuori spalla
L’omminu pp’a parola, ‘u voi pp’e corna
L’uomo per la parola, il bue per le corna
Amicu ca m’a datu la castagna, ora m’a ddari ‘u sucu di la vigna
Amico che mi hai le castagne, ora devi darmi il sugo della vigna
‘U sceccu ‘a potta, ‘u sceccu sa mangia
l’asino la porta, l’asino se la mangia

(succublog splinder, 28/12/2010)
Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: il Friuli-Venezia-Giulia

Le 20 regioni italiane: il Friuli-Venezia-Giulia

e con questa finisce lo stivale.
Mancano le isole.

4 province: Pordenone, Udine, Gorizia, Trieste.

STORIA

Il Friùli (Friûl in friulano, Furlanija in sloveno, Friaul in tedesco) è una regione storico-geografica italiana. Anticamente era conosciuta come Carnorum Regio, poi con i Longobardi come Forum Iulii (in latino).
Dopo la distruzione totale di Aquileia (452) da parte degli Unni, il centro si spostò a Cividale (Forum Iulii), in seguito invasa dai Longobardi. nel sec. VII gli Avari ebbero un breve periodo di sopravvento. Alla caduta di Desiderio, molti Longobardi del Friuli, guidati da Rotgaudo, dopo aver tentato inutilmente di ribellarsi, si rifugiarono in Baviera o presso gli Avari. Sotto il profilo politico-amministrativo è oggigiorno in massima parte compresa, insieme alla Venezia Giulia, nella regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia e corrisponde alle province di Pordenone, Udine e alla totalità, o parte, della provincia di Gorizia.
nella regione, organizzata come marca, Cividale si trasformò in semplice contea compresa nella marca di Verona che venne poi annessa da Ottone I alla marca di Carinzia. Per la sua posizione strategica Aquileia crebbe d’importanza e uno Stato aquileiense si costituì nel 1077 e resse fino al 1420, promovendo il sorgere di comuni.
I Veneziani allora, approfittando delle rivalità esistenti tra Udine, Cividale e i da Carrara, occuparono le due città e, alla morte dell’ultimo conte di Gorizia, Leonardo (1500), tesero all’unificazione della regione in funzione antiasburgica, aggiungendovi le terre goriziane.
La dominazione veneziana diede forte impulso alla regione che venne poi ceduta all’ Austria con il trattato di Campoformio (17 ott. 1797); dal 1804 al 1815 fece parte del Regno d’Italia; dal congresso di Vienna fu assegnata al vicere austriaco del Lombardo-Veneto, ma mostrò la sua insofferenza per il dominio asburgico durante tutto il Risorgimento attraverso congiure e insurrezioni.

NEL FRIULI SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

* Cividale del Friuli: muset con brovade (cotechino preparato in brodo), minestra di pasta, fagioli e cotiche, salame friulano aromatizzato all’aglio. Celebre la gubana, dolce di pasta sfoglia con noci, zibibbo, uvetta, pinoli cioccolato e altro.
* Gorizia: 
la classica minestra di orzo e fagioli, gli gnocchi di patate imbottiti con prugne secche, il risotto primaverile ricco di tutte le primizie degli orti goriziani, il classico gulasch ungherese, l’umido di carne di maiale e i sanguinacci (detti mulis).
* Trieste: 
i cevapcici (salsicce piccanti cotte alla griglia), le lasagne al papavero e i fagioli alla smolz. 
* Udine: 
riso e fagioli, minestra di patate e fagioli, risotto con punte d’asparagi, bisna (polenta, fagioli e crauti), pasta e fagioli, cialzons (ravioli con erbe aromatiche), brovada (rape bianche) con cotechino, carré di maiale allo spiedo, cacciagione.

DETTI IN DIALETTO
Evidente la coincidenza con il dialetto veneto.

Il clip di mai al svee il caj.
Il tiepido di maggio sveglia la lumaca. 
A baste miezore par imparà a fà i siors.
Basta mezz’ora per imparare a fare i signori.
Andar a remengo (Trieste)
Andare in rovina, in miseria.
L’acqua e el savon xe do boni dotori.
L’acqua e il sapone sono due buoni dottori.
Forbici e cortei niente pei putei.
Le forbici ed i coltelli non vanno bene per i bambini

Xe più giorni che luganighe.
Ci sono più giorni che salcicce, ovvero sii parsimonioso.

No se pol gaver la bote piena e la moglie imbriaga.
Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

——–

Fuori programma: mi è venuto in mente che ci sono detti uguali per tutte le regioni (vedi la botte piena e la moglie ubriaca). Mi è venuta la curiosità di vedere quali, perchè i detti molto hanno a che fare con tradizioni e mentalità locali.

(succublog splinder, 20/12/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: il Veneto

Le 20 regioni italiane: il Veneto

7 province: Belluno, Padova,  Rovigo, Treviso, Vicenza, Venezia, Verona.

STORIA 

Verso il 1000 a.C. si segnalò la civiltà paleoveneta nel territorio di Este che sviluppò una vera e propria cultura ed intrattenne rapporti con etnie molto distanti, come i greci, gli etruschi, i popoli transalpini e i celti. 
I Veneti raggiunsero in breve una forte identità etnica, culturale, politica e a difesa di questa nel III secolo a.C.
Lasi allearono con Roma per fronteggiare le minacciose pressioni barbariche. Il Veneto venne poi completamente assorbito dall’Impero Romano nel I secolo a.C., ma mantenne intatti i propri connotati distintivi, per i quali Roma mostrò sempre grande rispetto.Nei primi secoli d.C. le invasioni germaniche assestarono un duro colpo al Veneto e ai romani e in seguito all’urto rovinoso dei Longobardi, nei secoli VI e VII, vi fu l’esodo degli abitanti verso la zona lagunare. Il primo nucleo della città di Venezia è databile intorno ai secoli IX e X. Intanto nella terraferma gli assalti degli ungari costrinsero la popolazione ad ergere nuove fortificazioni di difesa.
Nel mentre Venezia si sottrasse all’egida di Bisanzio, che l’aveva fatta sua provincia, instaurando un governo oligarchico retto da un Doge ed espanse il suo potere in tutto il Mediterraneo col controllo delle rotte e dei porti del bacino orientale. Le importanti conquiste commerciali veneziane accesero l’ostilità con Genova e nel XIII secolo iniziò la lotta con questa città per l’egemonia sui mari, che Venezia in seguito ottenne.
Ma l’autorità di Venezia si spinse anche nell’entroterra e al principio del XV secolo si presentò come la più grande potenza della penisola e riuscì ad unificare sotto di sé il Veneto. Tale egemonia lasciò impresso uno stile comune nella cultura, nella lingua e nell’architettura degli edifici delle città e del contado. Nel 1797 la Repubblica Veneziana venne conquistata da Napoleone e passò all’Austria col trattato di Campoformio fino al 1866, anno in cui Venezia fu annessa al Regno d’Italia.

IN VENETO SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

* Belluno: gli ossocolli “de casada” (salumi artigianali), gli gnocchi alla cadorina, i casunizei (ravioli);
* Padova: “risi e bisi” veneziano cui viene aggiunta l’ “oca in onto”, il risotto con i “rovinassi” ( rigaglie di pollo) e il cappone in brodo o arrosto. i dolci la “smegiazza”, una torta fatta con polenta sminuzzata, pane biscotto, latte, melassa, uova e pinoli.
* Rovigo: il “risotto polesano” cucinato con anguilla, cefalo e branzino, la faraona “in tecia”, cotta in un tegame di coccio con olio, burro, cipolla, pepe e e insaporita con chiodi di garofano e la folaga in umido con fagioli.
*Treviso: delicato e ricercatissimo radicchio. Altra specialità è il risotto al tajo, insaporito con gamberi e anguilla. La luganega (salsiccia) che viene insaccata e legata in modo da essere divisa in quattro spicchi.
*Venezia: risotto con la “luganega”, con la zucca, alla pescatora, con i “peoci”, con le seppie, con i “gò”, nome dialettale del ghiozzo, diffusissimo pesce di laguna. Molto noti sono anche: il fegato, il “figà” dei veneziani, la “granseola alla veneziana” bollita e condita con olio, sale, prezzemolo e aglio. In primavera e autunno si possono gustare le straordinarie “moleche” (piccoli e teneri granchi fritti in pastella).
* Verona: la “sopa coada” che al brodo di piccione aggiunge tacchinella, pollo, vino bianco e altri ingredienti; gnocchi di patate con burro e parmigiano, con sugo di pomodoro o con “pastizada de caval”, uno spezzatino di carne di cavallo lungamente cotto con un ricco intingolo, molto aromatico. E il tradizionale pandoro, dolce natalizio, qui è sempre in produzione.
* Vicenza: i risotti con la zucca, gli asparagi, il luppolo, le trippe, le salsicce, i fegatini, le quaglie e altri. Il piatto più emblematico è il baccalà alla vicentina accompagnato da polenta fresca o abbrustolita. Nelle pasticcerie è raccomandabile l’acquisto della focaccia vicentina e degli ottimi amaretti.

DETTI IN DIALETTO

In mancanza de cavai anca i aseni trota
In mancanza di cavalli trottano anche gli asini
Ancuo val più i schei de la virtù
Oggi valgono più i soldi che la virtù
Fate un nome e po’ despoia ciese
Fatti un nome e poi spoglia pure le chiese
A dir la verità basta un coion, ma a dir busie ghe vol un bricon
A dire la verità basta un coglione, ma a dire le bugie ci vuole un briccone
A pensar mal, no se fala mai
A pensare male, non si sbaglia mai

No farte mai capir che ti sa tuto
Non far capire mai che sai tutto

(succublog splinder, 20/12/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: il Trentino Alto Adige

Le 20 regioni italiane: il Trentino Alto Adige

2 province: Trento, Bolzano

STORIA

Il Trentino fu abitato in epoche protostoriche dalla popolazione italica dei Veneti, dai Reti, popolazione autoctona appartenente alla cultura di Sanzeno – Fritzens e, forse, dai Galli (forse fondatori di Trento). Nel II secolo a.C. discesero i Cimbri, popolazione germanica proveniente dalla Danimarca,
Nel I secolo a.C. il Trentino venne romanizzato e i rapporti si pacificarono.
Con la caduta dell’Impero il Trentino fu prima ducato con i Longobardi, poi marca con i Franchi (774). L’unità del triveneto si rompe nel 1027 con l’organizzazione autonoma di Trento, sotto il principe vescovo nominato dall’Imperatore del Sacro Romano Impero Corrado. Le lotte fra guelfi e ghibellini.
La regione è teatro di lotte di religione e jacqueries nella Guerra Rustica (1521), repressa nel sangue.
La posizione strategica fra mondo germanico e latino fa di Trento la sede del Consiglio tridentino, volto alla ricomposizione fra ortodossia cattolica e riforma protestante (1545-1563).
Sotto la dinastia dei Mandruzzo la storia del Trentino scorre tranquilla, fino agli scontri del 1703, in occasione della guerra di successione spagnola. Il gigante asburgico preme alle porte.
Nel 1796 l’entrata delle truppe napoleoniche segnano la fine del Principato di Trento.
Col Congresso di Vienna il Trentino fu accorpato al Tirolo e passa all’Austria. Dopo il 1860 scoppia un forte movimento nazionale irredentista volto all’unificazione del Trentino con il Regno d’Italia. I frutti dei patrioti martiri irredentisti come Cesare Battisti verrà coronato alla fine della prima guerra mondiale con la dissoluzione dell’Austria-Ungheria e con il passaggio al Regno d’Italia del Trentino, ma anche del Sud Tirolo, a maggioranza austriaca.

IN TRENTINO SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

* Tirtlen, dal nome quasi impronunciabile, non sono altro che tortellini fritti, con ripieno di spinaci crauti e ricotta
* la zuppa di canederli con fegato di manzo
* Panada, Mosa e Panicia. Sono le tre zuppe più famose del Trentino Alto Adige, vere e proprie prelibatezze, nonostante la loro genuinità.
* Lo stesso dicasi per i canederli, pasta fatta in casa abbinata a diverse sughi e condimenti.
* dolci: i canederli alle albicocche come anche il Pandolce di Bolzano mentre le Fëies da marmulada, frittelle di marmellata sono tipicamente sudtirolesi.
*La torta di polenta e fichi, o al grano saraceno
*a crostata di rabarbaro, farcita della squisita erba che ha note proprietà digestive.

DETTI IN DIALETTO
Il dialetto trentino ha evidenti somiglianze con il lombardo e il veneto, le due regioni confinanti. Ovviamente andando verso Bolzano, è più spiccata l’influenza del tedesco austriaco.

Chi arte nu sa far, butega sera.
Chi non sa fare il suo mestiere, chiude la bottega (negozio).
Da San Matiot l’è lonc al di cumi la not.
A San Marreo è lungo il giorno come la notte (21 settembre).
Mac’ sut, gran dapartut. 
Maggio asciutto (poco piovoso), grano dappertutto (raccolto abbondante).
L’erba di fivrer la ‘ngana ‘l pigurér(Pinzolo).
L’erba di febbraio inganna il pastore di pecore. Perché può tornare ancora l’inverno, il tempo è imprevedibile.
Volér star sora come l ‘òio
Volere stare sopra come l’olio. Voler comandare, spadroneggiare.
La rana usa ‘l paltan, se no la ghe va ancòi la ghe va doman.
La rana sta nel fango, se non ci va oggi, ci va domani. Il vizioso è destinato a ricadere nel suo vizio.
Ciapàrse su quel che no se vòl.
Prendersi quello che non si vuole. Col significato di ammalarsi.

(succublog splinder, 17/12/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: la Lombardia

Le 20 regioni italiane: la Lombardia

11 province: Como, Varese, Sondrio, Bergamo, Milano, Brescia, Lecco, Pavia, Lodi, Cremona, Mantova

STORIA

La preistoria lombarda vede, dal Neolitico all’età del ferro,  l’insediamento delle seguenti civiltà, a seguirsi: civiltà della Lagozza; la civiltà di Remedello, che dà l’impronta alla agli inizi del II millennio, quando si conosce il rame per i rapporti stabilitisi con le civiltà iberiche di Almeria, di Los Millares e con quella di Creh minoica;
la cultura terramaricola, così detta per i villaggi di capanne; la civiltà di Golasecca.
La storìa della Lombardia inizia nel sec. V a. c., quando con la invasione gallica. Quando nel 222 gli Insubri dovettero cedere alla conquista dei Romani, questi si impadronirono della pianura, ma dovettero però fermarsi ai piedi delle Alpi. Nel sec. I a. C. la storia della si confuse con quella della Gallia Cisalpina. Con la divisione augustea la appartenne per la parte orientale alla Venetia, per quella occidentale alla Transpadana.
La regione acquistò il suo nome in seguito alla conquista longobarda (568-571), ed ebbe allora come suo centro Pavia, mentre si definivano i limiti e i nomi di altre regioni precedentemente confusi nel comune termine di Longobardia, dato a tutta l’Italia longobarda, in contrapposizione all’Italia bizantina o romana, detta Romània.
Tra il sec. XI e il XII vi fiorirono i comuni di Milano, Como, Lodi, Cremona, Pavia.
Sotto i Visconti la Lombardia visse  lo Stato di Milano. Sotto Francesco Sforza (1450-1464) si attuò una politica di saggio equilibrio.
All’inizio del sec. XVI il ducato di Milano divenne oggetto di contesa tra Francia e Spagna. Dopo passò definitivamente agli Spagnoli (1559), i quali lo conservarono fino al sec. XVIII quando, in seguito alla guerra di successione spagnola (1701-14), esso passò agli Austriaci.
Durante la Repubblica Cisalpina (1797) fu unita alla la Valtellina; nel Regno d’Italia (1805) essa si legò politicamente e amministrativamente ad altre regioni; fu quindi unita al Veneto nel Regno Lombardo-Veneto, mentre, dopo la seconda guerra d’indipendenza (1859), separandosi dal Veneto, entrò a far parte dello Stato unitario italiano.

IN LOMBARDIA SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

*I tipi di pane sono: La Michetta, il Pan coi i fichi, la Busella e il Pan di segale.
* Cappelloni: Sono dei cappelletti giganti della Lomellina, si fanno con un ripieno di carne di manzo “stufata” e di salamino sotto strutto.
* Casonsei: Piatto tipico della tradizione bergamasca e bresciana è una pasta ripiena di salame, spinaci, uova, uva passita, amaretti, formaggio e pane gratuggiato servita asciutta, con burro fuso e salvia.
*Gnocchi alla lariana: È un piatto con un impasto a base di farina, uova, latte e aromi. Dopo aver amalgamato il tutto, si getta l’impasto a cucchiaiate in acqua bollente, quando vengono a galla si raccolgono con il colino e si condiscono con formaggio fresco a cubetti, salsa di pomodoro o di ragù.
* Mariconde: Sono palline di pasta amalgamate con uova, formaggio, burro e pane e fatte cuocere nel brodo di carne.
* Pizzocheri: Piatto tipico della della Valtellina, sono tagliatelle fatte con farina di grano saraceno e, in parte, di frumento. Vengono cotte insieme alle patate sbucciate, verze e coste. Scolate sono poi condite con formaggi della Valtellina non molto stagionato in un soffritto di burro e aglio.
* Risotto al pesce persico: È un risotto bianco guarnito da filetti di pesce persico, infarinati, passati nell’uovo sbattuto e poi fritti nel burro.
* Risotto con le rane: Piatto tipico della lomellina, si cuoce in un soffritto d’aglio, tirato a cottura con il brodo di rane e arricchito con le coscette disossate.
* Tortelli cremaschi: Dopo aver preparato la sfoglia di pasta all’uovo si formano dei saccottini riempiti con un impasto fatto di amaretti, formaggio grana, cedro candito, un pizzico di noce moscata, uvetta, pangrattato e uovo. Il tutto viene poi condito con burro fuso e salvia.
* Tortelli di zucca: Piatto forte del mantovano, sono tortelloni con un ripieno di zucca, amaretti, mostarda di mele e formaggio grana. Vengono serviti in tavola asciutti con burro e formaggio oppure con sugo di pomodoro.
* Cassoeula: È un piatto prevalentemente invernale tipico del milanese, in uno stufato di verze e carni di maiale (salsiccia, puntine, piedini e cotica).
* Cotoletta alla milanese: Il pezzo con cui si prepara questo piatto è il carré di vitello, la tipica cotoletta con l’osso un po’ battuta con il batticarne quindi passata nell’uovo sbattuto e impanata e quindi fritta nel burro.
* Lavarelli al vino bianco: Pesce tipico del lago di Como, che ricorda un pò la trota, viene preparato in filetti e poi cotto brevemente con burro, prezzemolo e spruzzato di vino bianco.
* Messicani: Tipico piatto milanese sono involtini di fesa di vitello, con un ripieno di salsiccia, formaggio grana, uova e aromi. Vengono fritti, infilzati sugli stecchini, nel burro e salvia spruzzando infine con Marsala.
* Ossobuco alla milanese: Richiede ossibuchi della zampa di vitello e dopo averli infarinati passarli in padella con olio e burro e poi cotti con salsa di pomodoro. Deve cuocere a fuoco lento e per un’ora circa, alla fine si aggiunge un trito (gremolada) composto da buccia di limone, aglio, rosmarino, salvia e prezzemolo.
* Polenta taragna: Il nome di questo piatto deriva dal “tarello”, il lungo bastone con cui si mescola, nel paiolo di rame, farina di grano saraceno e un pò di farina di mais. A fine cottura si aggiunge burro e formaggio.
* Trippa: La trippa, detta “busecca” nel dialetto milanese, viene cotta insieme a grossi fagioli bianchi di Spagna e aromi.
* Valigini: Piatto mantovano, sono fagottini di foglie di verza appena sbollettate con un ripieno di trito di pollo e patate e quindi fatti cuocere su un fondo di olio, burro e cipolla con un pò di salsa di pomodoro.
* Chiacchiere:Dolce caratteristico del Carnevale, sono fettucce di pasta dolce fritte o cotte nel forno e cosparse di poi di zucchero a velo.
Ancora

* Polenta dolce: Si prepara con farina di mais, latte, rosso d’uovo, amaretti pestati, burro e cannella. Dopo la cottura viene rassodata in forno.
* Spongarda: È una specialità cremasca ed è una variante del “pane dolce”. Nell’impasto troviamo miele, nocciole, cedro candito, uva sultanina e spezie.

DETTI IN DIALETTO

E dire che Manzoni, il padre dell’italiano moderno, era lombardo. Come tutti i dialetti che si rispettino, è incomprensibile. E’ simile al veneto, come è logico che sia, con inflessioni di oltreconfine (francese e tedesco).

L’amor, la famm e la toss hin tre coss che se fan cognoss
L’amore, la fame e la tosse sono tre cose che si fanno conoscere

Di donn ghe’n voeur domà do per ca, vunna viva e l’altra pitturada sul mur
Ci vogliono due donne in casa: una viva, l’altra dipinta sul muro 
El mond l’è mezza de vend e mezz de comprà
Il mondo è metà da vendere e metà da comprare 
Ol Signur l’è andà in ciel, ma i rimedi i ha lassaa in tèrra
Il Signore è andato in cielo, ma i rimedi li ha lasciati in terra
Per scampà on pezz ghe voeur bon zòccor, bon broccol, bon capél e pocch cervell
Per vivere a lungo occorrono buoni zoccoli, buoni broccoli, buon cappello e . poco cervello

A stà coi can se impieniss de pures
A stare coi cani, ci si riempie di pulci

El prim ann a brazz a brazz, el segond pattej e fass, el terz ann cuu a cuu, el quart ann quant’è mai t’hoo cognossuuù
Il primo anno a braccetto, il secondo fasce e pannolini, il terzo schiena a schiena, il quarto quando mai ti ho conosciuto

(succublog splinder, 17/12/2010)
Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su 16/12/2010 Neve a Pescara

16/12/2010 Neve a Pescara

Sì, mi rendo conto che c’è freddo ed umidità, è vero che porta più disagio che altro con difficoltà di spostamento anche a piedi, volendo, perchè si scivola, è vero che, dopo la prima sfogata, non diventa altro che poltiglia mista a fango (qui specialmente), anche perchè dura il tempo di fare un paio di foto (almeno qui), ma io amo la neve! Fin da bambina. La trovo suggestiva quanto e più di un temporale in estate.
E poi, senza, non avrei potuto fare lui 
HPIM0644b

 

 

(Succublog splinder)