Browsing "Senza categoria"
Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Le 20 regioni italiane: l’Abruzzo

Le 20 regioni italiane: l’Abruzzo

eeee qui sono di casa  dove sono nata e vivo, e, devo riconoscerlo, dopo il terremoto de L’Aquila, mi sento ancora più legata a questa terra. Posso consigliare di venirla a visitare, dalle cittadine della costa, tra cui Pescara (la mia) o Vasto e il suo golfo, molto suggestiva (e questo è per Annalisa che sicuramente si gongola ), all’interno, tra i due massicci montuosi di Gran Sasso e Maiella (la piana del Fucino e il Telespazio, o le Gole del Sagittario che da attraversare in auto sono mozzafiato e anche un tantino inquietanti). Ce ne sono di posti da vedere. Insomma, ve la consiglio – e non sono di parte.

4 province: Teramo, Pescara, L’Aquila, Chieti

STORIA

L’Abruzzo era già abitato in età Paleolitica, abitata da popolazioni di stirpe mediterranea, che continuò ad affluire anche nel Neolitico e lungo tutto il primo millennio avanti Cristo.
Nella Valle della Vibrata esistono molte testimonianze di questa popolazione, con villaggi a capanni circolari. In seguito, la Regione fu abitata da popolazioni di ceppo indoeuropeo quali i Sabini, i Marsi, i Peligni e i Frentani. La vittoriosa politica di espansione perseguita da Roma portò, nel corso dei secc. IV e III a. C., all’ assoggettamento delle popolazioni indigene ed alla loro associazione al dominio romano, salvo la breve parentesi di indipendenza durata dal 91 all’88 a. C., in conseguenza della guerra sociale. Augusto attuò una divisione della penisola italica e l’Abruzzo andò a formare la Provincia Valeria, uno dei primi territori aperti all’influsso del cristianesimo, con molti monasteri fondati proprio in quel periodo.L’invasione longobarda non risparmiò l’Abruzzo dalle devastazioni, e nel 572 il suo territorio venne incorporato nel ducato di Spoleto con il nome di provincia dei Marsi o Marsia.
in seguito fu suddiviso in diversi contadi tra i quali la Sabina, che venne annessa al dominio del Papa intorno al 939. Verso la metà del sec. XII, i Normanni occuparono tutto il territorio abruzzese, annullando qualsiasi autonomia locale. Fu successivamente conquistato dall’imperatore Enrico VI e seguì quindi le sorti del regno di Napoli nelle lotte tra gli Svevi e la Chiesa. ei secoli che seguirono, Durazzeschi, Angioini e Aragonesi si disputarono il possesso della regione che lasciarono in preda a lotte intestine e al banditismo. Terremoti devastatori colpirono l’Abruzzo nei primi anni del sec. XVIII, durante la guerra tra Spagnoli ed Austriaci. Nel 1738 passò ai Borbone di Napoli, sotto il cui dominio rimase fino all’annessione al regno d’Italia avvenuta nel 1860.

IN ABRUZZO SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

*maccheroni alla chitarra, un La Chitarraimpasto di uova e farina di grano duro tirato in sfoglie e tagliate con la “chitarra
* maccheroni alla molinara e i cannelloni all’abruzzese, 
* i sughi salsa all’abruzzese , sugo di castrato , ragù di salsiccia 
*  sagne e fagioli “, zuppa di fagioli con tagliolini rustici d’acqua e farina, condita con sugo brodoso di pomodoro fresco, aglio, olio e l’onnipresente peperoncino piccante.
* 
gnocchi carrati” aquilani, conditi a pancetta, uova e pecorino
* le “scrippelle“, “crespelle” rusticane di atavismo francese, servite “m’busse” (bagnate, cioè in brodo)
* le virtù , antica ricetta di verdure che l’usanza vuole si consumi agli inizi di maggio (allo scopo di “svuotare le madie”, cioè utilizzare tutti gli avanzi dell’invernata).
* 
ravioli ripieni di ricotta con zucchero e cannella
* 
la “pastuccia“, stufato di polenta con salsicce, uova e pecorino grattugiato.
* 
 arrosticini 
* Agnello cacio e ovo , una saporita rustica fricassea
* Il pesce variegato dell’Adriatico ha trovato il suo esito canonico nei tre “brodetti” base, tre varianti con epicentri Giulianova, Pescara e Vasto 
* pizza di Pasqua  teramana, i fiadoni chietini, entrambi rustici ai formaggi
* I confetti di Sulmona, i torroni Nurzia
* 
Parrozzo (o Pane Rozzo), battezzato da D’Annunzio
 ferratelle o neole
* la cicerchiata , palline di pasta fritte legate a ciambella con miele cotto, il croccante 
* i mostaccioli, sostanziosi biscotti addolciti con il mosto cotto; e poi i pepatelli teramani
* le aeree sise delle monache, tricorni di pan di spagna alla crema; e da Lanciano i bocconotti con la farcia di mandorle e cioccolato.

DETTI IN DIALETTO

Il dialetto abruzzese ha naturalmente affinità con quelli delle regioni più meridionali e con quelle confinanti. Nonostante lo stretto legame con il Molise, “le tradizioni linguistiche dell’Abruzzo e del Molise sono di origine ben diversa, poiché mentre la prima è di origine sabellica, la seconda proviene dal sannitico.
La lingua sabella fu la prima a fondersi con il latino dei conquistatori romani, mentre il sannitico resistette più a lungo. La lingua dell’Abruzzo è inoltre meno unitaria di quella del Molise, poiché in diverse zone ha risentito di influenze marse, peligne, merrucine, oltre che sabelle”.

Vocca vasciata nen perde ventura, ma s’arrinova come fa la luna
Bocca baciata non perde ventura, ma si rinnova come la luna
C’ sput’ ‘n ciel’ jà ‘rcasch ‘n mocch’
Chi sputa in cielo gli ricade in bocca
L’amore n’ vvò le bbellezze; l’appetite n’ vvò la salze
L’amore non vuole bellezze; l’appetito non vuole salse

Ogne ccas’ tèn’ nu peng’ rett’
Ogni casa ha una tegola rotta

Mitte lu cappèll’a ‘nu crapóne, la fémmene ce se ‘nnammóre
Metti il cappello a un caprone, la donna se ne innamora

A ddonna prena, niente si nèha
A donna incinta, niente si nega

Ed ecco tre foto di Vasto, fornite dalla “uastarola” Annalisa che voleva inserirle in un commento senza riuscirci. In effetti è un bel po’ complicato. Allora gliele ho inserite qui al meglio. Così lei si gongola di orgoglio per la sua bella e amata Vasto 


(succublog splinder, 24/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Sogni

Sogni

M’è venuto questo argomento perchè le ultime due notti ho avuto incubi di cui so per il fatto che mi sono svegliata di colpo e non riuscivo a riprendere sonno, ma non ricordo assolutamente cosa ho sognato. E poi perchè in un film l’altra sera ho sentito una frase in merito che mi ha colpito: non ricordo le parole esatte, ma in pratica diceva (uno psicologo) che i sogni sono fondamentali, un sonno agitato e movimentato è naturale in un uomo adulto, mentre al contrario il sonno “tranquillo”  è indice che qualcosa non va . Questo mi ha fatto pensare.
Che i sogni siano fondamentali lo sapevo, è scontato anche, che nel sonno viene fuori quello che nella veglia resta confuso dal caos quotidiano lo sanno tutti. ( « Sogna perché nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti può dare » 
Ma intanto, cosa sono i sogni?
Scientificamente, pesco dalla solita  Wikipedia (evitando però troppi particolari e tralasciando le nozioni più tecniche):

Il sogno è un fenomeno legato al sonno e in particolare alla fase REM del sonno, caratterizzato dalla percezione di immagini e suoni apparentemente reali.
Lo studio e l’analisi dei sogni inducono a riconoscere un tipo di funzionamento mentale avente leggi e meccanismi diversi dai processi di pensiero che sono oggetto di studio della psicologia tradizionale. Freud nel ‘900, spiegò questa modalità di funzionamento dell’apparato psichico descrivendo la psicologia dei processi onirici e suddivise il funzionamento dell’apparato psichico in due forme che chiamò processo primario e processo secondario.

Neurologia dei sogni 

Non esiste una definizione biologica universalmente accettata dei sogni.

 

Funzione dei sogni

Ci sono molte ipotesi relativamente alla funzione dei sogni. Durante la notte ci possono essere molti stimoli esterni, ma la mente rielabora gli stimoli e ne fa parte integrante dei sogni, nell’ordine in cui il sonno procede. Comunque, la mente sveglia un individuo se questo dovesse trovarsi in pericolo o se qualificato a rispondere a certi suoni, come ad esempio un bambino che piange. I sogni possono permettere anche alle parti represse della mente di essere soddisfatte attraverso la fantasia mentre tiene la mente consapevole da pensieri che causerebbero un risveglio improvviso. Freud suggerì che gli incubi lasciano che il cervello controlli emozioni che sono il risultato delle esperienze dolorose. I sogni lasciano anche esprimere alla mente sensazioni che sarebbero normalmente soppresse da svegli, tenendosi così in armonia. I sogni possono inoltre offrire una vista sulle emozioni legate ad eventi futuri, come ad esempio accade nel periodo di veglia, in occasione di un colloquio di lavoro o comunque di una esperienza emozionante.

L’analisi dei sogni pietra miliare della Psicoanalisi

Più volte Freud espresse la sua concezione attraverso la sua ormai nota formulazione secondo la quale “il sogno è la via maestra per esplorare l’inconscio”.

È infatti con l’interpretazione dei sogni che nasce quella disciplina di indagine psicologica profonda chiamata Psicoanalisi.[…] Secondo Freud il sogno costituisce un mezzo tra i più efficaci per osservare le fantasie rimosse dall’area della coscienza durante il giorno, ma che vengono rappresentate come in una specie di teatro durante la notte. I due meccanismi principali che sono deputati alla trasformazione e rappresentazione del materiale onirico sono lo spostamento (di oggetto rappresentato) e la condensazione (una crasi di temi e simbolismi). Questo permette al mattino di ricordare, per un certo tempo, immagini mentali e relative emozioni, normalmente censurate. Gli psicoanalisti imparano a interpretare i sogni dopo un lunghissimo periodo di analisi, detto training.

Eh.  Non è che c’ho capito molto in tutto questo. Forse perchè in realtà non ne sanno molto, stando a quanto si legge. Poi Freud non lo amo tanto (troppo limitato), anche se è stato proprio lui a capire l’importanza dei sogni per la mente umana. Sono fondamentali, come sfogo della psiche, paragonabili forse, ma non vorrei dire un’eresia, al pianto del neonato necessario perchè “gli allarga i polmoni”. Forse, forse, a pari modo , sognare ci serve per allargare la mente, liberandola da quello che ha accumulato, coscientemente o meno, durante la veglia, e che deve per forza venire fuori allontanando il rischio di un sovraccarico o, peggio, di un ristagno di esperienze che potrebbero trasformarsi in traumi. Vedendola così. capisco la frase detta in quel film, che un sonno tranquillo per un adulto, è preoccupante. Forse perchè è indice che la mente “dorme” quando dovrebbe invece essere più sveglia (cioè nel sonno, attraverso i sogni). 

e infine aggiungo anche questo, che trovo interessante: 

Sogni lucidi 

A volte capita di acquisire consapevolezza del fatto di trovarsi in un sogno. Essendo coscienti del fatto che tutto l’ambiente è una creazione della nostra mente, è possibile manipolare a piacimento gli oggetti e gli eventi del nostro sogno. Alcune persone, definite “sognatori lucidi naturali”, hanno la capacità di rendersi conto di trovarsi in un sogno senza applicare tecniche particolari. Al contrario, molte persone ricercano queste esperienze impegnandosi nell’applicazione di alcune tecniche che possono aiutarli nel raggiungere l’obiettivo.

Questa cosa mi inquieta, e mi affascina, la vedo come una sorta di “potere” che pochi hanno, indice di una mente con capacità superiori alla norma, come quelli che appunto hanno sogni premonitori. In questi casi non c’è solo la necessità della psiche di trovare sfogo per liberarsi dalle esperienze inconsce (ciò che vediamo e viviamo senza rendercene conto), ma c’è principalmente una abilità di… di? Di mettere “fuori” tutte le esperienze inconsce così velocemente da prevedere il futuro forse? Può darsi.

Aiutooooo. Che argomento interessante questo. Ma molto complesso. Non vedo la luce in fondo al tunnel. Mi immergo nell’argomento che mi piace e poi divago fino a perdermi  Non voglio perdermi, voglio capire. Quindi mi devo fermare.

(succublog splinder, 23/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Naaaaaaa

Naaaaaaa

Si innamorano in chat, al primo incontro si scoprono marito e moglie

by ScuolaZOO, 19 Marzo 2010, 52731 viste.
tag bugie incontro sorpresa chat divorzio computer amore internet marito moglie

Si innamorano in chat, al primo incontro si scoprono marito e moglie

Un amore scoppiato in chat e finito con un divorzio. Una normale storia romantica dei tempi di Internet? Non proprio, visto che la passione era nata fra quelli che già erano marito e moglie, ma che si spacciavano per liberi nella chat. Al primo incontro dal vivo, dopo tante scaramucce romantiche virtuali, la coppia è rimasta così scioccata da divorziare immediatamente. È successo in Giordania, è la notizia è stata raccontata da Petra, l’agenzia ufficiale del Paese.

DIVORZIO – Lui si chiama Bakr Melhem, lei Sanaa. I due, separati dal lavoro per diversi mesi, decidono di vincere la noia e la solitudine entrando in una chat room per fare nuove conoscenze. Lui si spaccia per «Adnan». Lei per «Jamila» (“bella”) e dice di essere una donna non sposata, colta, musulmana devota con l’hobby della lettura. L’amore sboccia fra i due e per mesi, in chat infuocate, i due si promettono una futura vita insieme. Decidono di incontrarsi di persona vicino al deposito dei bus di Zarqa, a nordest di Amman, la capitale giordana. Al momento del faccia a faccia, ecco la rivelazione-choc. Bakr sbianca in volto e urla in faccia alla moglie con tutta la voce che ha: «Sei divorziata, divorziata, divorziata», la tradizionale formula con cui l’uomo può ripudiare la moglie nella tradizione islamica. Lei sviene, ma prima di perdere i sensi grida all’ex consorte: «E tu sei un bugiardo».

* Fonte Corriere.it

———————————–

(succublog splinder, 19/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Mi chiamo Elisabetta

Mi chiamo Elisabetta

non per tramandare il nome della nonna (nessuna delle due si chiamava così) ma per il contrario, per non dover scegliere/offendere nessuno. E così i miei sfogliarono il calendario, fino a Novembre, dove trovarono Elisabetta. Ora, non è che si tratta di quella santa Elisabetta più nota, la cugina della Madonna, madre di Giovanni il Battista, nonchè protagonista dell’annunciazione. No, il mio nome lo devo a santa Elisabetta d’Ungheria. Questo preambolo per dire che mi è saltata in mente la curiosità di andare a cercare chi era questa donna a cui devo il nome, e perchè è stata santificata. Ed eccola qui.

Elisabetta nasce nel 1207 presso il castello reale di Sàrospatak a Pozsony, odierna Bratislavia, da Andrea II re d’Ungheria e dalla contessa Gertrude di Andechs-Meran. 
L’infanzia di Elisabetta fu felice e la trascorse con la sorella Maria, i fratelli Andrea, Colomanno e Bela, che un giorno succederà al padre con il nome di re Bela IV.
Elisabetta all’età di quattro anni è promessa in sposa a Ludovico (4 anni? )
La distanza da percorrere è di circa cinquecento chilometri e nella sua nuova dimora Elisabetta è accolta dal Lagravio Herman I (Conte) di Turingia, cugino dell’imperatore del Sacro Romano impero Federico II, da sua moglie Sophia, e dal suo futuro sposo Ludovico che ha in quel tempo appena undici anni; tuttavia con il fidanzato s’instaurò da subito un profondo legame d’affetto e amicizia.
Nella primavera del 1221, si celebrano le nozze tra Elisabetta ormai quattordicenne (14 anni?  ) e lo sposo Lodovico IV di Turingia, che ha ventuno anni, dal quale Elisabetta avrà tre figli:
Ermanno, Sofia, Gertrude
Il matrimonio di Elisabetta fu felice “Se io amo tanto una creatura mortale – diceva Elisabetta – alla fedele Isentrude – quanto dovrei amare di più il Signore”. Elisabetta amava teneramente Ludovico e Ludovico amava lei, per la sua bellezza, la sua gentilezza e la sua grazia. A corte la Duchessa era quasi disprezzata per la sua semplicità nel vestire e per la sua modestia nel vivere.
Assecondata dal consorte, Elisabetta dedicava molto tempo alla preghiera ed esercitava con generosità le opere di misericordia verso i poveri, i lebbrosi, gli appestati, i malati in genere e i bisognosi. Si impegnava nella promozione della giustizia sociale.
Il suo amore per poveri è abbondantemente documentato tuttavia è degno di nota il miracolo del pane trasformato in rose, si afferma che un giorno Ludovico la incontrò mentre correva per la strada con il suo grembiule pieno di pane per i poveri, le chiese cosa stesse portando, lei lascio cadere il grembiule ed invece del pane comparvero magnifiche e fresche rose.
Elisabetta aveva solo 19 anni, quando Ludovico partì per la crociata, e Lei si assunse la responsabilità di castelli, villaggi e vassalli. Quell’inverno fu uno dei peggiori nella storia d’Europa a causa della carestia, peste e vaiolo. Elisabetta aiutò i bisognosi, curò gli ammalati ma questo suo atteggiamento non fu gradito dagli amministratori, che temevano la sua eccessiva carità come pericolo delle scorte alimentari della stessa corte.
Lodovico muore l’11 settembre del 1227 a Otranto, la notizia raggiunge Elisabetta nel mese di Ottobre.
Appena vedova si scatenò contro Elisabetta la cupidigia dei cognati, fù scacciata dal Castello di Wartburg, le furono tolti i figli per i quali rinuncia all’eredità, Elisabetta si trovò abbandonata per le strade del villaggio, tuttavia grazie all’intervento della zia Matilde, abbadessa del monastero di Kitzinger, Elisabetta fu accolta nel convento.
Nel 1229 Elisabetta mette a disposizione la propria dote per costruire a Marburg un ospedale in onore di San Francesco d’Assisi che è stato canonizzato il 16 Luglio 1228. La conduzione dell’ospedale è affidata ai francescani ma lei stessa serve personalmente i malati e i lebbrosi.
Elisabetta per quattro anni fa una vita d’estrema penitenza e d’intensa carità, non mangiando, non dormendo, dando tutto ai poveri, accorrendo al letto degli ammalati, insomma vive da povera e da povera si ammala e rinuncia pure al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori e muore in Marburg il 17 Novembre del 1231 quando lei non aveva ancora ventiquattro anni, subito il popolo la “ritiene santa”e inducono papa Gregorio IX a ordinare l’inchiesta sui numerosi prodigi che le erano attribuiti. Fu seppellita su sua precedente richiesta nella cappella dell’ospedale da lei fondato.
L’arcivescovo di Magonza cerca di sabotare le indagini e nel contempo muore assassinato il confessore di Elisabetta, tuttavia con molte difficoltà le indagini portano alla canonizzazione ed Elisabetta sarà proclamata santa da Gregorio IX il 27 maggio del 1235, a Perugia, nella chiesa di San Domenico, con la bolla «Gloriosus in maiestate» (pubblicata il successivo 1° giugno 1235). Solo quattro anni dopo la sua morte.

Non ne sapevo niente. Scoperta interessante.
PS: comunque, meno male che, di quattro fratelli,  lei si chiamava Elisabetta e non Bela. 

(succublog splinder, 17/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il senso del dovere

Il senso del dovere

“Il destino ce lo costruiamo noi”
E anch’io la penso così. Insisto a dire che secondo me dipende tutto dalle nostre scelte, che si incrociano con le scelte degli altri, influenzandole. Come nei terremoti: da uno spostamento parte una vibrazione in linea retta lungo la roccia, finchè non incontra un’altra roccia che ne devia il corso, e poi un’altra e un’altra, e, come le onde su un lago, le vibrazioni si diffondono. Lo stesso vale per le scelte, che compiamo impulsivamente o razionalmente, a seconda dei caratteri, ma, cosa fondamentale, siamo comunque liberi di fare.  Non tutti la pensano così, però. Alcuni caratteri, per natura appunto, affermano che molte scelte secondo loro sono “obbligate”, cioè non libere, credono in “scelte che non si possono fare” perchè “se ne devono fare altre”. Secondo me è sempre questione di carattere anche questa. Per queste persone il dovere non è un “dovere”, è la direzione che la loro natura le spinge a prendere. Il “non potevo fare diversamente” fa parte del modo di essere, e la scelta fatta è l’unica congeniale al carattere.  Le loro scelte sono finalizzate al bene delle persone vicine, e anche se hanno un’alternativa personalmente allettante, sono più appagati scegliendo “il dovere”. Per loro il “si deve fare” è naturale, caratteriale, non un obbligo. E nel tempo saranno appagati perchè sentiranno di aver fatto la scelta giusta, giusta per gli altri, quindi anche per loro. Perchè? Perchè la loro natura li spinge in quella direzione, cioè, il bene dei cari – genitori, coniugi, figli, nipoti. E quindi non stiamo sempre là? Non si tratta di scelte “obbligate”. Sono anche loro liberi di scegliere, l’alternativa ce l’hanno, ma nella libertà di scelta, scelgono comunque seguendo la propria indole, Non obbligatoriamente, ma naturalmente. A me sembra così.

(succublog splinder, 15/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Social network

Social network

Ho visto il film, e mi è piaciuto. Il regista è Fincher, quindi non la solita americanata,  E’ la storia dell'”inventore” di Facebook, e mi ha dato da pensare per due ragioni. Premetto che non ho in simpatia Facebook, come tutto ciò che fa moda, ma ammetto che se sei parte di qualcosa ti devi comunque adeguare, e devi accettarla com’è. Diciamo allora che quello che non accetto di Facebook sono le persone che approfittano di questi mezzi per fregare, inventare, o fare anche di peggio, insomma le persone in malafede – che, volendo, so bene essere in malafede anche fuori da internet – che sfruttano mezzi del genere per sfogare al meglio la loro natura. 
Tornando al film, dicevo che mi ha dato da pensare per due aspetti: il primo riguarda proprio il motivo per cui è stato inventato, e cioè, per vendicarsi della ex, tra l’altro – così dice, e questo fa un po’ impressione – facendo leva sulla curiosità della gente, che si scapicolla molto di più per conoscere fatti di altra gente che conosce piuttosto che i gossip sui divi. Già questo sembra un paradosso, che un ragazzo, programmatore genialoide, si sia inventato un sistema  che diffonde a macchia d’olio la vita privata di tutti, per motivi “privati”. E’ paradossale. E colgo qui l’occasione per ripetere quello che ho già detto più volte: parlare di privacy su Internet (e su Facebook in particolare) è ridicolo.
Il secondo punto che mi ha dato da pensare è che alla fine del film, questo ragazzo, ormai straricco –  pare che ad oggi Facebook abbia un valore di 64 milioni di dollari –  ma infelice, perchè  solo, senza più nemmeno un amico, davanti al suo computer dove clicca a ripetizione una pagina di facebook, sempre la stessa, quella della ragazza di cui è al momento innamorato e con cui non sta insieme. Altro paradosso. Ha inventato un mezzo per “accumulare” centinaia di amici, eppure a lui importa di una persona sola, ha trovato il modo per avere il mondo intero a sua disposizione, ma di fatto NON HA  proprio quello che vuole davvero.
A questo punto sorge spontanea una domanda: dov’è che socializzare significa non essere soli?

(succublog splinder, 13/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Ma ti rendi conto

Ma ti rendi conto

 Un uomo ha perso la vita per…essere sceso dall’auto a prestare soccorso ad un cane. E quelli che invece lasciano gli investiti per strada (e ce ne sono tanti), non solo animali, ma anche persone? Beh, quelli semplicemente sono ancora vivi (e impuniti). Come quelli che hanno pestato a morte quel povero tassista. Se lui fosse scappato, se se ne fosse altamente fregato, sarebbe ancora vivo (e delinquente). Ti rendi conto??

Già.
Non lo so, chi approva come sta andando sto mondo alzi la mano. 

———————— (O.O) ———————–

Trovato a Fiumicino un pacco con zampa di capra indirizzato al ministro Brambilla 

siamo arrivati al Voodoo?

 

(succublog splinder, 12/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    2 Comments

Le 20 regioni italiane: il Molise



2 province: Campobasso, Isernia

STORIA

La combattuta situazione storica di questa Regione ha lasciato dei profondi segni che il tempo non ha ancora risanato. Nella storia il Molise fece parte insieme agli Abruzzi ad una regione romana. Successivamente, questo territorio divenne terra dei Sanniti; conquistata dai Longobardi, Saraceni, Bizantini, per finire più tardi terra di Federico II. Fu allora che il nome Molise prese piede, in quanto tra i diversi feudi nei quali era divisa, prevalsero i conti Molise. Più tardi nella Regione si abbatté un crollo economico-sociale, che continuò anche dopo l’annessione al Regno d’Italia, dove il Molise insieme agli Abruzzi formarono un’unica Regione. Nel 1963 il Molise si divise dagli Abruzzi per essere indipendente.

IN MOLISE SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

Il Molise è una terra ricca di tartufo, prodotto che ormai ha consolidato la sua presenza nella gastronomia tipica molisana: nel menù della Sorgente troviamo varie specialità gastronomiche a base di questo profumatissimo alimento, come ravioli al tartufo, fettuccine al tartufo e ai funghi porcini, scaloppine tartufate.
* Maccheroni con la mollica;
* Insalata di maiale;
* Trippa di maiale;
* I “larduocchi”, fatti col maiale; la “cecchetta” a base di agnello e capretto; o la coscia di agnello ripiena al forno;
* Scapece di alicette;
* Crioli con le noci (pezzi di baccalà con le noci), baccalà fritto o al forno, le “triglie n’gorda”, e gli scampi ubriachi;
* Zuppa di ortiche, di origine cinquecentesca;
* Coniglio affogato alla molisana;
* Pollo ai peperoni;
* Dolci: i “picellati”, la ciambella al vino, le “caragnole”, tipico di Natale e preparato con fettucce di pasta,  i “cauciuni” ripieni di un impasto con i ceci, e i “cagiunitti” ripieni di castagne cioccolata fondente e mandorle.

DETTI IN DIALETTO

Date le sue origini strettamente collegate con l’Abruzzo, il dialetto molisano è praticamente lo stesso di quello abruzzese (soprattutto del vastese, in quanto geograficamente più vicino), e come il parente stretto, ha affinità anche con i dialetti delle regioni più meridionali, quali Basilicata, Puglia, e anche parecchio del napoletano.

Ddije manna ri mescuotte a chi nen tè riente.
Dio manda i biscotti a chi non ha i denti.

Chi coce e scoce non perde mai tiempe.
Chi cuce e scuce non perde mai tempo.

Femmena peccenella, figlie a tumulella.
Donna piccolina, figli a frotte.

Ru cielle ze vede a ru nide.
L’uccello si vede dal ni
do.
Quanne ‘ntrona de jennare, s’arrègnene le granare.
Quando tuona di Gennaio, si riempiono i granai.

(succublog splinder, 10/11/2010)
Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su A proposito di linguaggio

A proposito di linguaggio

Ripensando al discorso dell’evoluzione linguistica, che mi ha sempre affascinato – come si è arrivati da là a là, perchè tante similitudini tra lingue geograficamente distanti – mi è tornata in mente una questione: come mai nelle zone nordiche e fredde prevalgono le consonanti, mentre nelle zone calde dominano le  vocali?
Esempio:

1) Cymraeg, Cymrâg, Cymrêg: tafodieithoedd cyflwyno’r (gallese)
2) a’a, pahoehoe (hawaiano)

e si pensi anche al tedesco, o le lingue scandinave, rispetto a quelle arabe e desertiche. La risposta a questa domanda, o meglio una delle risposte, come eventuale teoria, era che la differenza così forte fosse dovuta al clima: dove è freddo, si parla a denti stretti, quindi più consonanti; dove è caldo si boccheggia, per cui più vocali.
  fa ridere, ma in effetti è una teoria linguistica, e volendo ci sta tutta. E a pensarci, noi che viviamo in paesi dal clima variabile – inverno/estate – e prevalentemente mite, abbiamo un giusto equilibrio, se così si può dire, tra vocali e consonanti.
Quadra  

(succublog splinder, 8/11/2010)

Dic 27, 2011 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Interessante

Interessante

Cervello e Amore

La Notizia che l’AMORE modifica il Circuito di integrazione cerebrale è recentemente riproposta da vari giornali e riviste di divulgazione scientifica che informano sui recenti studi sul cervello confermando che l’ amore è cieco. Infatti un antico dello dice : “L’amore e come una clessidra, …. quando si riempie il cuore, si svuota il cervello “.

L’amore infatti ha una natura arcaica e quindi la tensione amorosa ci rapporta alla nostra essenza emotiva che ci libera da da sovrastrutture etiche e morali nonché da quelle di inibizione delle difese modificando la dimensione dello spazio tempo di fuga. L’amore ci libera anche da emozioni frustranti e da cognizioni egoistiche facendoci sentire più vivi e soddisfatti.

L’evoluzione dei sistema di lateralizzazione del cervello che è sostanzialmente differente tra l’uomo e la donna, va ad agire diversamente sulla attivazione delle aree cerebrali che vengono ad integrarsi nell’atteggiamento amoroso. Nel maschio si attivano a differenza della femmina le aree visive mentre il cervello femminile acuisce le attività cerebrali di auto-controllo e di riequilibrio cosciente quali il sistema che interessa il Nucleo ACUMBENS. Di conseguenza l’AMORE non e del tutto cieco, ma è un sentimento sublime liberatorio delle nostre quotidiane frustrazioni.

(linkato by Silvia)

(succublog splinder, 3/11/2010)