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Le 20 regioni italiane: la Puglia, il tacco(12) dello stivale

Sììì, lo so che già c’è tutto, basta guardare su internet.. Ma voglio lo stesso riassumere una storia delle singole regioni, con accenni dialettali, e gastronomici. Cercherò di essere breve, piuttosto. Ma non so se ci riesco. 
Cominciamo. 

(il tacco 12 dello stivale)

5 province: Foggia, Bari, Taranto, Brindisi, Lecce.

Il toponimo storico Apulia (esito latino del greco Ἰαπυγία, Japigia) deriva dall’antica popolazione degli Apuli (gr. Japigi) che in epoca preromana abitavano la parte centro-settentrionale della regione (i Dauni a nord, i Peuceti al centro, mentre a sud era stanziato l’affine popolo dei Messapi). Il termine Japudes (Japigi) si compone del prefisso arcaico “jap-“, che indicherebbe i popoli provenienti dall’altra costa dell’Adriatico. Secondo una diffusa pseudo-etimologia, invece, Apulia deriverebbe da Apluvia, ossia terra senza piogge[5].

STORIA

La Puglia è, tra le regioni d’Italia, una delle più ricche di reperti preistorici, tra i quali assumono un valore preminente i dolmen e i menhir diffusi soprattutto nella Capitanata, nel Tavoliere e nella Terra di Bari. Verso la fine del II millennio a.C. si consolidarono i gruppi etnici dominanti nell’era protostorica, i quali formarono le stirpi dei dauni, dei peucezi e dei messapi. Come per gran parte dell’Italia meridionale le forme più evolute di governo e di insediamento derivarono dalla colonizzazione ellenica (vedi Magna Grecia), che raggiunse il culmine nel IV secolo a.C., periodo in cui si affacciarono in Puglia le milizie dei romani.
Alla definitiva conquista romana la Puglia giunse dopo diverse campagne belliche, scandite da episodi di tono epico, quali la presa di Taranto (272 a.C.) e la conquista di Brindisi (244 d.C.).  Alla caduta dell’impero romano d’Occidente, si alternarono sul territorio pugliese bizantini, longobardi e arabi, prima che Bisanzio riuscisse definitivamente ad attrarre la regione nella propria sfera di influenza (IX-XI secolo). Bari divenne capoluogo di un dominio esteso sino alla Lucania e sottoposto all’autorità di un catapano (governatore bizantino). 
Dapprima sotto i normanni e poi sotto gli svevi, esponenti della casata degli Hohenstaufen, la Puglia conseguì un sostanziale progresso materiale e civile, che toccò l’apice con Federico II. Dal 1264 al 1435 la Puglia fu sotto la dominazione angioina, all’interno del Regno di Napoli, a cui subentrarono gli spagnoli (tra gli avvenimenti noti da segnalare, la disfida di Barletta, nel 1503).
Seguì l’arrivo dei Borbone, la dinastia spagnola insediata nel Regno di Napoli dal 1738, e successivamente, il periodo della dominazione francese (1806-1815), sotto il viceregno di Gioacchino Murat. Durante la Restaurazione, però, il governo borbonico non seppe reagire efficacemente al brigantaggio, ne derivò un intensa attività settaria (massoni, carbonari ), che sfociò nel moto del 1820 e, dopo la diffusione della “Giovine Italia”, nei moti del 1848.
Con la caduta dei Borboni la Puglia fu annessa al regno d’Italia (1860) e fu divisa nelle province di Bari, Foggia e Lecce, corrispondenti alle antiche denominazioni storiche di Terra di Bari, Capitanata e Terra d’Otranto. A queste si sono aggiunte, più tardi, anche Taranto e Brindisi.

IN PUGLIA SI MANGIA COSI’ – SPECIALITA’ GASTRONOMICHE

    * il canestarto pugliese, un formaggio a pasta dura che ha avuto il riconoscimento di prodotto di Denominazione Protetta;
    *la burrata un formaggio con un ripieno ottenuto con panna di latte e mozzarella sfibrata;      
    *
i taralli pugliesi;     
    *
le orecchiette, famosa le orecchiette alle cime di rapa;
    *la focaccia pugliese;      
    *
le friselle salentine di grano duro ed orzo;      
    *
l’olio extra vergine di oliva che viene anche aromatizzato con aglio, basilico, fungo porcino, limone, peperoncino e tartufo;
    *
le carteddate, dolci di pasta sfoglia insaporiti dal miele ed aromatizzati dalla cannella.

E da buon sangue pugliese che ho da parte di padre, ricordo i “cigoli”, (pezzetti di lardo soffritti con la cipolla, un piatto “”dietetico””, insomma), e il pane unto (unto di lardo, altra cosa “”dietetica”” ), che mia nonna dava ai suoi figli a colazione – solo così, d’altra parte, potevano poi andare a scuola in mezzo alla neve con i calzoni corti senza prendersi nemmeno un raffreddore, diceva mio padre. 

DETTI IN DIALETTO

Notevoli sono le differenze da provincia a provincia (come accade in ogni regione),  a causa delle influenze che hanno subìto singolarmente nel corso della storia a causa delle diverse popolazioni dominatrici (romani, greci, svevi, normanni, francesi, spagnoli). Particolarità è che Lecce, la provincia “in punta di tacco” mantiene più delle altre una parlata italiana molto corretta e attenta, a volte soffocando del tutto  l’inflessione tipicamente pugliese. 

Le ciùcce s’arràghene e le varrìle se sfàsscene
Gli asini litigano e i barili si sfasciano

Ce u russe fosse fedèle pure u diàuue fosse senggère
Se il rosso di capelli fosse fedele anche il diavolo sarebbe sincero

U che ve o strazzat
Il cane va dallo straccione

La chessciènze iè ccome a la calzzètte, mo iè llarghe e mmò iè strètte
La coscienza è come una calza: ora è larga, ora è stretta
Vaele cchièu a ssapà dòece ch’a ssapàie fateghè
Vale più saper convincere che saper lavorare

(succublog splinder, 20/10/2010)

Le 20 regioni italiane: la Puglia, il tacco(12) dello stivaleultima modifica: 2011-12-27T12:33:15+01:00da ellypettino
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