Feb 17, 2014 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La dote

La dote

“La dote è l’insieme dei beni che la famiglia di una sposa conferisce allo sposo con il matrimonio. Insieme al prezzo della sposa è alla base delle trattative matrimoniali della maggior parte delle culture tradizionali.”

un concetto antico, che oggi non credo si usi più, o comunque sempre meno, forse nelle comunità più interne, con pochi abitanti. Da piccola sentivo tanto parlare della “dote”.  Da mia nonna innanzitutto, il che, considerato che lei era del 1901, è comprensibile. Mia mamma già era più moderna, meno legata a questa mentalità (lei è del 1938) ma anche per carattere, non ha mai amato tanto questo genere di usanze. Della sua dote si occupò mia nonna, e un po’ mia zia. Mia madre nemmeno sapeva cosa avesse quando sposò mio padre. Di conseguenza non si è occupata molto nemmeno della mia, alla quale pensarono mia nonna e mia zia, sorella di mia mamma, che al contrario di quest’ultima, ci crede e ci tiene parecchio. Per quanto mi riguarda, da che ho ricordi, penso che alla mia dote iniziarono a pensare dal momento stesso in cui sono nata e hanno visto che ero femmina. Dico così perché quando sono entrata in età di comprendonio ho iniziato a vedere lenzuola tovaglie e coperte fatte a mano ben custodite in un apposito baule di cui prima ignoravo l’esistenza, e che essendo piuttosto numerose, se mi faccio due conti, dovevano di certo essere state iniziate parecchio tempo prima. “Questa è la tua dote, Betta”. “Quando andrai sposa (l’espressione era proprio questa), porterai tutto questo con te”. Ebbene, lo confesso, a me piaceva. Non lo so perché ma è così. Tanto che spesso andavo a sbirciare in quel baule, per contemplare quel qualcosa che era mio senza ancora esserlo del tutto. Ed era bello da vedere, anche. Lenzuola bianchissime con tutti quei ricamini, tovaglie intarsiate, copriletti di pizzo, asciugamani di ogni dimensione e colore. Mi piaceva l’atto stesso di aprire e chiudere quel baule. E quanto ero contenta quando, nelle varie occasioni di festa, qualcuno dei parenti me ne regalava un altro pezzo, un pezzo del mio futuro eventuale, un altro asciugamano, o altre lenzuola, o anche fazzolettini, che mi piacevano particolarmente, da riporre in quel baule, il mio baule personale, per essere poi sfoggiati un giorno nella mia casa. Quando sarei andata sposa. E se non ci fossi andata sposa? Era una domanda che mi facevo spesso, francamente. La dote sarebbe stata mia lo stesso, ma non avrebbe più avuto la funzione per cui era stata accumulata (forse per questo mia mamma non ha mai apprezzato questa idea). Comunque, nel mio caso poi tutto si fermò quando sono diventata più grande. Nel senso che non mi arrivò più biancheria fatta a mano. La “mia dote” l’ho completata insieme a mia mamma, che, con tutto il suo senso pratico e la sua lieve avversione a questo tipo di tradizioni, mi ha direttamente fatto scegliere qualche altro completo letto di cotone stampato, e asciugamani di spugna colorati tra Bassetti e Zucchi, poco prima che “andassi sposa”. E così il concetto di dote, nella mente, ha via via perso valore. E’ anche vero che alla fine, all’atto pratico, di tutte quelle stupende creazioni ho usato ben poco. Spesso mi sono sembrate sprecate, talmente belle da non avere cuore di usarle, e ho ripiegato sempre sulla stessa biancheria di cotone meno delicata. Tuttavia, se ci ripenso, ho un bellissimo ricordo della mia dote, da quando ho scoperto che me ne stavano facendo una, a quando andavo a guardarmela ogni tanto, e con piacere la “ripassavo” pezzo per pezzo e poi con cura la rimettevo nel baule. Mi dava una bella sensazione, una certezza sul futuro, come fosse la promessa di qualcosa che non c’era ancora nemmeno in lontananza, la promessa di una vita futura di cui non avevo garanzie, se non fosse stato per la dote. La dote era il mio futuro garantito. E questo mi piaceva.

La doteultima modifica: 2014-02-17T11:02:37+01:00da ellypettino
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