Dic 26, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La “Sfavola” di Cenerentola

La “Sfavola” di Cenerentola

14nka3s.jpgSiccome leggo spesso in giro di gente che afferma addirittura che sognare sia triste, innanzitutto andate a dirlo a Cenerentola, che su sogni e desideri come espediente per affrontare lo squallore brutale della realtà ha fondato la morale della sua favola. E in proposito mi pongo la seguente domanda: se Cenerentola non avesse potuto neanche sognare, come sarebbe finita? Vogliamo sfavolare questa favola? Sfavoliamola. La storia narra che lei, bimba rimasta orfana,  passa sotto le grinfie di matrigna e sorellastre, e trascorre ogni suo giorno, fino ad un’età adolescente e, per quell’epoca, da matrimonio, svegliandosi di buonissima ora per lavorare duramente, lavando panni e tendoni anche due volte al giorno, spazzando e sciacquando i pavimenti con la spazzola e olio di gomito, e pulendoli di nuovo dopo che c’è passato il gatto dispettoso, inginocchiata per terra, accudendo gli animali nell’aia, preparando tre pasti al giorno, se non di più, per quelle tre. Il tutto sempre con la salatissima (nel vero senso del termine, perché solo lei sa quanti pianti si è fatta) “Imposta di Valore Aggiunto” di maltrattamenti vari, umiliazioni, prese in giro, mortificazioni, offese, dispetti. In quanto relegata in soffitta, nemmeno ha mai avuto amici a parte topolini e uccellini, di cui si è dovuta accontentare, arrivando a parlare con loro addirittura. Insomma, chiunque al posto suo sarebbe impazzito. E lei invece che fa? Canta. In quella sua stanzetta modesta, ma sempre pulita ed ordinata, in quel suo letto semplice semplice, canta di sogni che sono desideri di felicità, nella speranzosa convinzione che se sogni e speri fermamente dimenticando il presente, il sogno realtà diverrà. L’unica risorsa che le rimane, e a cui giustamente si aggrappa. Ora, vogliamo toglierle pure questo? Già è tanto se trova la forza di alzarsi la mattina, poverella, che fa, andiamo a dirle “sognare è illusione, e pure triste”? E no eh! Ma che deve fare di più? Ipotizziamo, se togliessimo a Cenerentola anche la libertà di sognare, cosa accadrebbe? Due sono le ipotesi, o si getterebbe dalla torre dove alloggia, a tuffo in mezzo all’aia, oppure, anche meglio, diventerebbe una spietata assassina. In un giorno di ordinaria follia sterminerebbe subito subito matrigna e sorellastre, non senza averle precedentemente costrette a lavare e pulire ogni millimetro quadro di ogni stanza, compresa la sua in cima alla torre, e poi daccapo, magari piazzando trappole e trabocchetti per tutta la casa che lei conosce benissimo e della quale, TRA L’ALTRO, è legittima proprietaria. Poi aspetterebbe la fata madrina, con santa pazienza (quanta ne ha avuta in tutti quegli anni, nell’attesa che arrivasse qualcuno a salvarla!), e, tra un canto e l’altro, eliminerebbe anche lei tirandole dietro la bacchetta magica; e infine toccherebbe al principe, verso il quale ormai nutrirebbe solo un odio profondo a causa dei soprusi sopportati ogni giorno da parte delle uniche figure “umane” con cui ha avuto rapporti e contatti e che l’hanno fatta sentire costantemente una nullità. Una tragedia. Gli inquirenti addetti al caso, giunti sul posto per le indagini, troverebbero altro che posto da sogno! Uno scenario da “sfavola”, e in quella stanzetta in cima alla torre, bozze di piani ben strutturati attaccate alle pareti, curati nei minimi dettagli, e conservate nel baule della nonna, armi rudimentali ma efficaci, ricavate da manici di scopa, cocci di scarpette di vetro e trappoline per topi, che la giovane ex-di-belle-speranze ha iniziato ad organizzare quel giorno in cui ha raggiunto il punto di rottura, e cioè, quando le è stato detto che “sognare è triste” negandole anche questa gioia. In tutta franchezza, potremmo biasimarla? (Uppato. Datato 6/8/2013)

La “Sfavola” di Cenerentolaultima modifica: 2015-12-26T00:36:00+01:00da ellypettino
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