Dic 28, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il principio di indeterminazione di Heisenberg

Il principio di indeterminazione di Heisenberg

mi fa riflettere e inquietare allo stesso tempo. In sintesi sostiene che una cosa cambia nel momento stesso in cui la guardiamo, vale a dire: la realtà non esiste, esiste solo la nostra percezione di essa. Da qui una serie di principi conseguenti, che negano non solo la realtà ma anche la verità, che diventa altrettanto soggettiva ed indefinibile. Ed ecco un’altra teoria che annienta l’oggettività. Oltre ovviamente a confondere le idee e ad insinuare dubbi su tutto. Ma io mi domando, a che pro affermare che la realtà oggettiva non esiste? Heisenberg ha matematicamente, con tanto di formule, dimostrato  che una cosa esiste solo nel momento in cui la osserviamo, ma al contempo, nel momento in cui la osserviamo quella cosa non è più la stessa. Che vuol dire, che se, ad esempio, camminando noto un sasso, quel sasso prima di quel momento non esisteva? E poi, nel momento stesso in cui io lo guardo quel sasso cambia? In tal caso controbatto che quel sasso invece era lì da molto tempo prima di me e sarà lì per molto tempo dopo di me, volendo, e che io l’ho notato perché magari aveva una forma strana, o semplicemente per evitarlo ed evitare di inciampare. Ecco. Perché fa tanta paura riconoscere l’assoluto, cioè ciò che è – appunto – “determinato”, assodato, certo? Perché fanno tanta paura le certezze? Perché fa paura dare un nome alle cose, definirle, assodarle, e si preferisce invece teorizzare il “forse”? Perché, pur di negare la categoricità, si arriva a negare l’esistenza della stessa realtà?  Forse perché fa paura guardarla in faccia? La realtà esiste, tangibilmente, è lì, e sarà lì sempre. Non è indeterminata né indeterminabile, né soggettiva. Soggettivo è piuttosto il nostro modo di “definirla”, l’uso di simboli, di segni convenzionali, necessari a definire e quindi riconoscere mentalmente all’istante quel dato oggetto “albero” o “sasso”, convenzione generata fin da quando il primo uomo (o il secondo) sulla terra trovandosi davanti le cose reali le ha denominate per riconoscerle. Quelle convenzioni altro non sono che la chiave che ci permette di entrare in contatto con il mondo che ci circonda, e che è lì e sarà lì sempre. Il principio di indeterminazione dunque annullerebbe il nostro contatto con la realtà, affermando che questa non esiste. E ce ne precluderebbe la conoscenza. Perché inutile sforzarsi per conoscere ciò che di fatto non esiste, giusto? No, non concordo affatto. A mio parere, noi esistiamo in quanto parti integranti della natura, del mondo reale in cui veniamo proiettati alla nascita, che ci troviamo davanti vediamo e tocchiamo fin da quando apriamo gli occhi, che istintivamente desideriamo conoscere e vivere fin da quando apriamo gli occhi, e la nostra stessa esistenza reale è la dimostrazione automatica (e, perché no, matematica)  della sua. Non credo nell’indeterminazione, come non mi ritrovo con la teoria della relatività di Einstein. Non del tutto, almeno. Ma questa è un’altra storia. E ne parlerò presto.

(UP dal 15/apr/2015)

Il principio di indeterminazione di Heisenbergultima modifica: 2015-12-28T22:20:12+01:00da ellypettino
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