Gen 6, 2016 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Input

Input

Alcune persone, tra chi leggo soltanto e chi invece conosco quindi posso prendere come esempio più attendibile, tendono ad interiorizzare. Nel senso che l’input di pensieri, parole, idee, parte e si rigira quasi esclusivamente dentro di loro. E’ vero che pensieri ed idee è dall’interno che partono…però non so se è proprio così. O meglio, dipende dal tipo di persona, se è proiettata verso l’esterno o verso l’interno. Quest’ultimo tipo, ad esempio, essendo fondamentalmente chiuso, vive di idee con un input interiore, cioè è come se avesse idee, princìpi, prestabiliti, e vivesse la realtà che vede, percepisce, osserva, cioè l’esterno, rielaborata e poi catalogata in base a quelli. Queste persone me le immagino come una enorme cassaforte in cui l’esterno va a depositarsi e da cui ne parte poi l’input rielaborato.  E forse per questo motivo hanno una solidità di pensiero estremamente valida al punto da poterla restituire all’esterno sottoforma di insegnamento. Tutto questo l’ho notato basandomi sulla differenza con il mio modo di essere. Sono fondamentalmente proiettata verso l’esterno,  con cui cerco un continuo contatto, e curiosa come pochi. E’ come se la mia mente, attraverso lo sguardo, volesse ingoiare tutto, ottenendo però come primo risultato solo un grande caos. Tanto che spesso parlo a sproposito, cioè nel momento sbagliato, basandomi solo su una mia emozione  o sensazione rapida, del momento. Questo perché non ho dentro di me apparati di pensiero prestabiliti, che rielaborano, ho piuttosto valori ed idee che seguo nel comportamento di vita, che seguo io, non da “insegnare”, bensì da esprimere, da mettere fuori, per confrontarmi, per desiderio di imparare, per curiosità e brama di novità. Diciamo quindi che a me l’input arriva dall’esterno. Un’immagine, una frase che leggo, un discorso che ascolto, non li vivo mai cercando in loro conferme dei miei valori ed idee interni, ma come input per riflettere su questi, considerarli, rivalutarli ed eventualmente riaggiustarli. Anni fa, un bel po’ di anni, ho infatti rivoluzionato “un tantino” il mio modo di pensare, grazie ad input esterni che me lo hanno messo in discussione (quando si dice trovarsi faccia a faccia con i propri princìpi). Là ho, per dire, scoperto di considerare alcune mie idee convenzionali, e di non sopportare le convenzioni, ancora meno i formalismi, e di non voler dare alcuna importanza al modo di porsi, ma solo al modo di “essere”, niente forma, solo sostanza. Per cui ho smesso di preoccuparmi di quello che dicevo e di non essere capita, che era un mio grande cruccio visto che cerco sempre un contatto con l’esterno, e ho smesso di frenarmi, di spiegare ogni virgola per “non far restare male, o per non deludere, per non essere fraintesa o per non dare un’idea sbagliata” al mio interlocutore. Questo tanto per fare un esempio. Devo dire che ultimamente ho avuto modo, con mia grande gioia perché mi sembra di aver raggiunto un punto di arrivo mentale, di confermare i valori di base in cui credo maggiormente (che poi sono quelli che avevo già fissato nella rivoluzione di cui sopra), e che intendo seguire nel mio percorso di vita. Ciononostante, mi dà un enorme senso di spazio e di speranza realizzare che gli input non finiscono mai, interni od esterni che siano, sono il contatto tra noi e la realtà. E la dimostrazione che c’è sempre tanto da ingoiare della vita dalla vita.

(UP. Dal 19/mag/2012)

Inputultima modifica: 2016-01-06T22:43:00+01:00da ellypettino
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