Gen 20, 2016 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Ridendo e scherzando – il senso del ridicolo

Ridendo e scherzando – il senso del ridicolo

Far ridere è un’arte, ed è molto più difficile che far piangere. Ridere è troppo importante per essere considerato fuori luogo, anche se bisogna tenere conto dei diversi casi e se lo stato d’animo di chi ci circonda è in quel momento portato ad ironizzare. Ma in linea generale, ci dovrebbe sempre essere questo aspetto, tipo esercizio mentale, per riuscire a guardare le cose da un altro punto di vista e trovare la forza di affrontare momenti difficili. ironizzare per sdrammatizzarli, per dare una dimensione sopportabile, e magari strappare il sorriso. Appoggio in pieno quella teoria che sostiene di esercitarsi ogni giorno, nelle situazioni più spiacevoli, ad allargare forzatamente la bocca fino a formare un sorriso aperto, e lasciarlo sul volto per un po’. Vuoi mettere la differenza tra il dare in escandescenze o abbandonarsi al panico, e lo stamparsi un sorriso sulla bocca sfidandosi a conservarlo il più possibile. Fa bene sia a noi che a chi ci sta di fronte. Anche perché, così facendo e pure se l’atto inizia per una forzatura mentale, poi si finisce col ridere sul serio (Nota: ridere “sul serio” è una espressione contraddittoria che strappa il sorriso). La risata, si dice, è contagiosa, sentendo quindi su di noi il sorriso aperto ci infonde allegria anche dentro, e nello stesso tempo, chi ci vede  sorridere in quel modo è portato a fare altrettanto, per cui la situazione pesante che si sta vivendo assume quasi un aspetto ridicolo, e la tensione si smorza. Mi viene spesso in mente con divertimento il fatto che  mia mamma, per sfogare la rabbia (ovviamente senza spettatori per evitare di danneggiare) rompeva i piatti, e questo fino a quando, una sera, non realizzò che, nonostante la rabbia, stava scegliendo tutti i piatti già incrinati o scheggiati, una selezione quindi razionale per evitare di rompere quelli buoni. Realizzare questo, trasformò il momento di rabbia in situazione comica, lei si sentì ridicola e scoppiò a ridere, e la rabbia sbollì. Oppure pensiamo allo stereotipo molto spesso utilizzato, sempre in momenti di rabbia, vale a dire la frase “se è così faccio la valigia e me ne vado”. Faccio la valigia. Io mi immagino la persona in preda alla rabbia furiosa che prende e inizia a farsi sta valigia: intanto dov’è la valigia? Pensa a dove l’hai messa l’ultima volta (magari un anno fa e più), e minimo ti torna in mente di averla prestata a qualcuno. Quindi primo fallimento. E intanto la rabbia se ne va, ridi per forza. Poniamo pure il caso che questa valigia salta fuori. La prendi, la apri (zip zap e intanto il tempo scorre) e inizi a svuotare i cassetti (a casaccio) dei tuoi vestiti e ad infilarli, anzi a sbatterli, nella valigia, finché non realizzi che buona parte di questi sono ancora in lavatrice o nel portabiancheria. A quel punto ti viene da ridere. Ed ecco che questo “gesto emotivo simbolico” del fare la valigia diventa un mezzo per sbollire la rabbia. O un altro esempio, durante le discussioni, mi è capitato spesso di sbagliare parola (io o la controparte) o di pronunciarla male, ed è stato come un improvviso stop alla tensione, che ci ha fatto guardare la situazione come dal di fuori ridimensionandola e portandoci a riderne. E’ fondamentale in ogni occasione riuscire a trovare, anche con uno sforzo di volontà, l’aspetto ridicolo delle cose. Come fanno i caricaturisti, geniali, che accentuano i nostri difetti, che in realtà sono per noi un problema, fino a trasformarli in comicità, strappandoci così il sorriso, aiutandoci a guardarci con altri occhi e, ridendoci su, a sdrammatizzare in questo modo qualcosa per noi pesante da affrontare. Le barzellette, le freddure, i giochi di parole, come le caricature, sono tra le migliori creazioni dell’umanità.

Ridendo e scherzando – il senso del ridicoloultima modifica: 2016-01-20T01:00:00+01:00da ellypettino
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