Gen 28, 2016 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Alice, il piccolo principe, il viaggio del “perché” e l’ottimismo deluso.

Alice, il piccolo principe, il viaggio del “perché” e l’ottimismo deluso.

Leggendo e sentendo quanto il mondo stia sempre più naufragando nella follia, mi sono venuti in mente Alice e il piccolo principe. Non avevo mai riflettuto finora sulla complementarietà di questi due capolavori,  tra loro lontani nel tempo, eppure entrambi moderni ed universali, quanto a significato e narrazione. Tracciando un parallelismo tra i personaggi incontrati durante il viaggio dei due protagonisti, troviamo l’avaro meschino, egoista ed ignorante con manie di potenza, rappresentato dalla regina di cuori da una parte e dal re con la pretesa di dominare “tutto questo” dall’altra; il folle schizzato, impegnato in riti frenetici e logoranti ma per lui fondamentali rappresentato dal cappellaio di là, e dal lampionaio di qua; l’uomo immerso nel lavoro, che basa la propria esistenza su quello che lui definisce senso del dovere ma che in realtà è un rifugio/fuga razionale dal fermarsi per porsi domande a cui la ragione non potrà mai dare risposte, rappresentato dal Bianconiglio di là e dall’uomo d’affari di qua. Tanto per citarne alcuni. E in mezzo a tutto questo, i due protagonisti, splendidi e puri, eternamente bambini, ovvio, perché solo i bambini guardano il mondo con occhi puliti. Pur guidati entrambi dalla curiosità, la differenza tra loro sta solo nel fatto che mentre il piccolo principe è malinconico e sentimentale, nel suo viaggio alla ricerca di risposte e spiegazioni sui temi dell’amore e dell’amicizia, Alice è più un grottesco ed ironico ritratto del mondo così com’è, da lei affrontato con esemplare ingenuità nel tenero tentativo di trovare una logica dove logica non c’è, denunciando nel contempo la crudeltà, l’ipocrisia e il menefreghismo che nei secoli dei secoli infestano ed infesteranno l’umanità.  Il finale è per entrambi sintomatico: il principe ha imparato la lezione, ha capito che l’unico senso di quanto ha visto non è di questo mondo, è nell’amore per la sua rosa,  e  per raggiungerla non può che scegliere di compiere il passo estremo. Anche Alice ha imparato la lezione…. l’ha imparata tanto che da amante incondizionata del mondo dei sogni, finisce col desiderare disperatamente di risvegliarsi. Si sa, per un ottimista la curiosità è una condanna, non tanto perché non bisogna ficcare il naso nelle cose altrui, quanto perché è meglio non farlo, dato che, nel momento in cui lo ficchi, scopri magagne che sarebbe meglio lasciare sepolte, e la delusione è in agguato. E non c’è niente di peggio di un ottimista deluso: sfocia nel cinismo, rischiando di diventare un cappellaio/lampionaio matto, o, peggio, una egoista Regina di cuori/re megalomane. Come la giri la giri, fino alla fine, l’ideale resta sempre l’eterno bambino, perché, è proprio vero, “i grandi sono ben strani”.

Alice, il piccolo principe, il viaggio del “perché” e l’ottimismo deluso.ultima modifica: 2016-01-28T00:05:35+01:00da ellypettino
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