Feb 28, 2016 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Un po’ d’arte: Hopper, pittore contemporaneo

Un po’ d’arte: Hopper, pittore contemporaneo

ovvero, la quotidianità su tela. Edward Hopper (1882-1967) un pittore statunitense che ho avuto la casuale fortuna di apprezzare anni fa grazie a delle stampe (6 per la precisione) ricevute in regalo dal mio fratello (architetto, non per niente) e mio padre, i quali poi, visto l’entusiasmo della mia reazione nel vederle, si preoccuparono anche di farle incorniciare con semplice spartana cornice nera lucida (come conviene ai dipinti moderni).

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Ecco i sei dipinti delle mie stampe. La scena del bar, che io sappia, è il più famoso,  il primo che appare quando si parla di Hopper e persino riproposto nel film Profondo rosso di Dario Argento. In effetti la scena è piuttosto inquietante, anche se a me, come tutti i quadri di questo pittore, dà un senso di pace, anzi di break, di pausa dal fragore della quotidianità. I personaggi del bar vengono osservati dalla strada, che è abbastanza buia, una scena notturna, quando la città dorme, non c’è gente in giro né rumore, né luci che stordiscono, a parte quella all’interno del bar, che risalta particolarmente anche grazie alla struttura tutta vetro, che non nasconde nulla. Io lo trovo suggestivo, molto.

Il secondo dipinto, sera d’estate, ha un po’ le caratteristiche del primo, anche se la scena è più intima: due ragazzi che si intrattengono tranquilli nel patio di casa illuminato mentre tutto intorno regna il buio. Dà un’idea di tranquillità (almeno apparente), anche questo, una pausa dalla calura delle giornate estive quando la sera ti godi in veranda la brezza piacevole. C’è un’aria di malinconia, però, perché tra i due ragazzi c’è distacco, non c’è attrito ma nemmeno contatto, neanche visivo, dato che guardano altrove. Forse in effetti trasmette un senso di solitudine. Il che è triste e malinconico, perché sono in due.

Il terzo dipinto è uno dei miei preferiti, principalmente per i colori dominanti, quasi tutti sui toni del celeste, che, si sa, è il colore della serenità. Anche qui c’è aria d’estate, l’abito della ragazza e la tenda che svolazza ne rendono pienamente l’idea, quasi ti fanno sentire la brezza estiva addosso. La ragazza sembra in attesa, di qualcuno o qualcosa, ma senza impazienza. Di nuovo è il senso di tranquillità a predominare, come durante una pausa dalla vita frenetica diurna. Farebbe quasi pensare che sia pomeriggio, magari presto, tra le due e le tre, e sei lì che ti godi l’arietta aspettando qualcuno (magari lui) che ti verrà a prendere per una gita in auto e una cena fuori.

Il quarto dipinto mi ispira sensazioni diverse, forse perché al chiuso, o forse perché, dato l’abbigliamento dei soggetti rappresentanti, con cappelli e maniche lunghe, fa pensare ad una stagione sicuramente non calda. Però apprezzo la situazione, mi fa venire in mente un’atmosfera parigina, vista più nei film che altro, un’istantanea comunque, anche questa, come di consueto, che coglie un momento di pausa dal logorio della quotidianità.

Il quinto dipinto ripropone un po’ la tematica del bar, cioè la scena vista dal di fuori, ma con tre belle differenze: innanzitutto la scena è diurna, come dimostrano il giallo della strada e il palazzo in ombra sulla sinistra; seconda cosa, il soggetto dietro la vetrina è uno solo. Terza ed ultima differenza: non è un momento di pausa, ma la quotidianità stessa. Si tratta dell’interno di un ufficio, o un negozio, non è molto chiaro, e la donna ritratta è intenta in qualcosa, il suo lavoro probabilmente.

Il sesto dipinto, infine, ritrae una scena concettualmente simile a quella del terzo dipinto, nel senso che anche qui c’è una donna in apparente attesa di qualcuno o qualcosa. E’ pronta a partire, come si evince dalle valigie chiuse e preparate, e dalla posizione stessa della donna. Di nuovo la pausa dunque, pausa tra un’azione, quella di preparare tutto e prepararsi, e l’altra cioè quella di partire. Ciò che colpisce me in particolare di questo dipinto è che, mentre negli altri c’è sempre un colore predominante (nel primo è il verde, nel secondo e nel terzo è il celeste, nel quarto il rosso, nel quinto il giallo), in questo dipinto, se notate bene, sono presenti tutti quei colori insieme: il rosso delle poltrone, il verde dell’auto, il giallo del paesaggio, il celeste del cielo.

Dicono che questo pittore sia rinomato soprattutto per aver ritratto fedelmente la solitudine nella vita americana contemporanea. In effetti un senso di solitudine nei suoi dipinti c’è, le figure presenti non sorridono mai, ad esempio, e anche quando in compagnia, non sembrano mostrare affabilità tra loro, o intimità. Non c’è scambio di sguardi né di contatti. C’è più che altro l’avvicendarsi, tra giorno e notte, di azioni e situazioni quotidiane che appartengono un po’ a tutti, che in fondo tutti conosciamo, e che sono alla fine sempre le stesse. A me però non mettono angoscia, i suoi dipinti. Sembrano sì istantanee (anche perché sono molto curati, da buon impressionista quale era) sul quotidiano, ma che ritraggono sempre un momento di stasi, di pausa, di riflessione, volendo, rispetto alla (o anche sulla) frenesia della solita vita di tutti i giorni, e di come questa il più delle volte ci induce a precluderci i rapporti con gli altri e di conseguenza ad essere soli, impedendoci di guardare al di fuori da noi, – sul serio, con curiosità vera, non per convenzione o per necessità,-  in modo da poter superare le barriere di isolamento che ci costruiamo intorno con le nostre mani risucchiati dal quotidiano e finalmente uscire fuori, a sentire tutta la brezza estiva su di noi, tenendoci pronti, come la ragazza in celeste e la donna con la valigia, a partire e a staccare davvero, e non solo il tempo di un’istantanea, dalla monotona quotidianità.

Un po’ d’arte: Hopper, pittore contemporaneoultima modifica: 2016-02-28T14:45:42+01:00da ellypettino
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