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Gen 10, 2016 - sfoghi    Commenti disabilitati su Prendere le parti

Prendere le parti

Mi è capitato di prendere una posizione tra due persone a cui comunque voglio bene. Mi è venuta così, spontaneamente, e lo sanno entrambe, ovvio. Una mia caratteristica questa che molti non capiscono né tanto meno condividono, per lo più in casi simili preferiscono stare nel mezzo, e, a detta loro, “farsi gli affari propri”. Ma io non ci riesco.  Perché il comportamento di una mi è parso insensibile ed egoista nei confronti dell’altra. Per quanto bene io possa volere, e quindi di sicuro mai andrò in alcun modo a danneggiare quella data persona, non mi piace per niente né l’insensibilità né la mancanza di comprensione nei confronti di chi dovrebbe essere soltanto compreso, e niente più. Anche fosse solo per un periodo difficile che sta passando, chi gli è amico dovrebbe abbozzare, invece di attaccarsi a posizioni egoiste e dettate dall’orgoglio, aggiungendo, così, a chi già ha problemi di suo, altri problemi e dispiaceri. Troppe volte ho sentito la frase del tipo “ma mica ci vado di mezzo io?” ….no, tranquilla, non ci vai di mezzo tu, che pensi sempre soltanto a te stessa. La tutela di sé, l’ho visto ed imparato questo, è sì importante, ma quando si ha a che fare con chi ci danneggia, perché ci vuole male, magari. Allora certo che bisogna pensare a se stessi. Ma farlo sempre e comunque con tutti come priorità no, non sono d’accordo, lì diventa solo egoismo. Che poi, ho imparato anche questo, le persone più pericolose sono proprio quelle che proclamano la tutela di se stessi e che non ci si può fidare di nessuno. Di nessuno chi? Perché, stando a questo modo di pensarla, sono proprio loro quelli di cui non ci si può fidare. Loro, con questo atteggiamento del “chissenefrega del mondo”, “tutti danno fregature”, sono poi proprio i primi a dare le fregature di cui tanto si lamentano. E purtroppo di questo menefreghismo ho avuto un esempio molto vicino, che mi ha, appunto, portato a prendere una posizione a favore di una e a scapito dell’altra. Non è facile, un po’ mi dispiace di sicuro, ma francamente è stato più forte il dispiacere di constatare che quella persona è proprio fatta così.

(UPper dovere. Dal 21/nov/2013)

Dic 28, 2015 - sfoghi    Commenti disabilitati su Ancora questa storia del troppo che stroppia.

Ancora questa storia del troppo che stroppia.

e se ne parla in merito di bene e di bontà. Che troppo buono non va bene, perché comunque ci va di mezzo e ha la peggio. Ora, finché (e se) questo viene detto con ironia, è un conto, se viene detto seriamente inizia ad essere grave. Il troppo in bene non è MAI sbagliato, oh. Il troppo in male sì (in male anche il poco è sbagliato, se proprio vogliamo essere precisi!). E attaccare il bene, sostenendo che non bisogna farne troppo perché altrimenti stroppia, è sicuramente un male. Il troppo bene stroppia laddove il male lo contrasta fino a distruggerlo. Quindi è ancora il male a sbagliare. Ma quando si dirà questo? Quando si dirà che non sono i buoni (figuriamoci i troppo buoni) a dover essere diversi ma casomai sono i cattivi a dover cambiare radicalmente?  Quando si smetterà di dire che non bisogna essere troppo buoni altrimenti si prendono solo fregature? Io capisco che le delusioni scottano, e segnano in modo spesso indelebile, e posso capire se certe frasi e pensieri vengono espressi per rabbia, o dispiacere, del tipo “da oggi non sarò più buono con nessuno così non ci resto male”, ma si sa che chi è buono di natura non potrà mai essere cattivo, non ci riuscirà mai. Esattamente come chi  è egoista non diventerà mai altruista e viceversa. Purtroppo (e sottolineo purtroppo) chi è di indole buona e fiduciosa ci cascherà sempre (dove cascherà? La domanda sorge spontanea. Ma nelle grinfie di chi buono non è! E che continua a diffondere teorie strampalate sulla necessità di non eccedere nel dare e nel fare il bene). No, invece, bisognerebbe iniziare una buona volta a diffondere il contrario esatto, e cioè che chi è buono deve restare com’è, mentre chi è cattivo e in malafede farebbe bene a cambiare, o al limite a starsene per conto suo. Il fatto è che non si può insegnare a nessuno ad essere in un modo che non gli si addice e che non segue la sua indole naturale. Non si può imporre il pensiero, né l’idea, né tanto meno il comportamento, non sono cose che si possono insegnare come la storia e la geografia.  Ma almeno una cosa si può fare: smettere di diffondere l’idea che essere buoni è sbagliato e iniziare a dire che solo il troppo male fa del male, solo il troppo male è sbagliato, e solo il troppo male deve essere eliminato. Almeno questo si può iniziare a predicare, è gratis, non costa niente parlare di bene, di amore e di bontà. O si deve pensare che il male ha già preso il sopravvento al punto da rendere impossibile anche questo?

 (Uppato. Dal 6/dic/2013)

Nov 22, 2013 - sfoghi    Commenti disabilitati su Perché è triste smettere di credere in Babbo Natale

Perché è triste smettere di credere in Babbo Natale

C’era una simpatica filastrocca, giochino diciamo, che ci recitava mio padre – più che altro per farci stare buoni quando rompevamo.  Dopo essersi attaccato sui due indici due pezzettini di carta, sui quali, quando era particolarmente ispirato, disegnava due faccette, iniziava: “Gigino Gigetto che vola sul tetto, vola Gigino, vola Gigetto, ritorna Gigino, ritorna Gigetto”, e intanto faceva saltare le dita, abbastanza rapidamente, sostituendo l’indice con il medio quando Gigino e Gigetto volavano, e rimettendo l’indice quando tornavano. Questa cosa ci divertiva tanto, ogni volta, perché di base credevamo davvero che Gigino e Gigetto volavano, non riuscendo a capire il “trucco”. Dai e dai l’arcano fu svelato, ovviamente, e a me lasciò amarezza scoprire di non poter più credere a Gigino e Gigetto. Stesso discorso per Babbo Natale e la Befana. Ricordo chiaramente che detestai profondamente le mie compagne che mi dissero che Babbo Natale non esiste e che la Befana in realtà è la mamma.  Come trovo ancora oggi tristissimi quegli adulti che dei figli dicono “ormai è grande”.  A 10 anni è grande? Per fare cosa? E poi è grande QUINDI deve smettere di credere in qualcosa di magico? Ma da quando in qua “crescere” vuol dire “smettere di sognare”, “essere concreti”? Un bimbo che smette di credere in Babbo Natale non è concreto, è triste, ed anche arrabbiato, per certi versi, arrabbiato perché deluso, già solo nello scoprire che per anni gli hanno mentito tutti. E a quel punto come fai a fargli capire che credere è una scelta, che dipende soltanto da lui? Perché Babbo Natale esiste, alla fine. Lo spirito del Natale è l’importanza sacra della nascita, di tutti quanti, e Babbo Natale non è altro che la rappresentazione di chi al mondo è felice che ci siamo anche noi. Ora, è così brutto credere in questo? E’ tanto sbagliato festeggiare ed essere felici che sulla faccia della terra ci sia chi è felice che siamo nati? Non vedo perché, eppure così sembra. Stanno facendo diventare questa festività una sorta di orrore di massa, insistendo sulla sua commercializzazione, e bla bla bla bla, che i regali si “devono” fare (…..) e oltretutto bisogna pure spenderci un bel po’ altrimenti “si fa brutta figura” (…..) e altre tristi stupidaggini del genere, favorendone così la commercializzazione che tanto detestano. E hanno distrutto il vero spirito del Natale, e abbattuto a colpi di cannone il povero Babbo e la sua slitta. Il regalo se vuoi farlo lo fai altrimenti no, ed è sufficiente un pensiero, che rappresenti appunto il tuo pensiero verso quelle date persone. Simbolicamente, regalando qualcosa ai tuoi cari, la regali a tutta l’umanità. E finché ci credi, tutto questo ti fa sentire felice e divertito, non stressato e depresso come molti sembrano essere ancora di più nel periodo delle feste.  Non dico i bambini, ma gli adulti questo dovrebbero capirlo bene, e magari farlo capire ai più piccoli, invece di togliere loro, spesso bruscamente, uno dei sogni più belli dell’infanzia. Felice è il bambino libero di sognare, e di sapere che è libero di crederci anche se la realtà (e i genitori e il circondario quotidiano) glielo nega. E in fondo ad un bimbo basta poco per aiutarlo a sognare, una luce strana all’orizzonte, un’ombra che attraversa il cielo, cose così sono sufficienti per scatenare la sua fantasia. Perché togliergli tutto questo? Per mettergli tristezza, facendogli vivere questi giorni con delusione  e rabbia che lo segneranno per sempre? Non lo capisco. E mi delude molto di più questo che quando mi dissero che Babbo Natale non esiste.
“Che brutto risveglio”, diceva mia nonna.

Gen 9, 2012 - sfoghi    Commenti disabilitati su Quando si dice i segni – il blu

Quando si dice i segni – il blu

Il significato dei colori – Blu

 

Il colore blu rappresenta l’intensità dell’espressione. E’ intenso tutto ciò che è carico. Possono essere carichi sia un sentimento che un cibo o uno scritto. Ma può essere carica anche l’intenzione di esprimersi. Mentre l’urgenza rappresentata dal colore Viola può indicare l’emergere di un improvviso bisogno, il colore blu esprime qualcosa di più profondo e di più carico. L’intensità rappresentata dal blu è quella di esprimere le proprie capacità
 
Questo post era in una delle mie pagine Facebook preferite, “Hanno tutti ragione”, stracolma di detti e frasi famose che -quasi-sempre rispecchiano le mie idee. E quanto amo riscontrare che ciò che penso non sono la sola a pensarlo. Ma torniamo al blu. Parlo di segni perchè ultimamente mi ritrovo davanti questo colore, il blu e tutti i suoi toni. Canzoni che parlano di blu. Sapevo che il blu è il colore della tranquillità (e lo sapevo per via dell’arredamento; dicono che la camera da letto ideale ha i toni del blu, perchè appunto rilassa la mente). E oggi ho trovato questo post, in cui, più che di tranquillità, parla di intensità, e addirittura di carico. Tutto ciò che è carico mi attira. Le mie stesse reazioni sono sempre cariche, tanto che spesso vengono definite eccessive. Me la prendo “troppo”, vivo le cose “troppo” intensamente. Ma che significa “troppo”? Le vivo come mi viene da viverle, con l’intensità con clui le sento. Tutto quello che è carico va sicuramente a fondo, che poi a molti questo non piaccia è un altro paio di maniche. A me non è che piace andare a fondo, viene spontaneo. Quindi mi coinvolgo, e mi faccio coinvolgere che sia da un entusiasmo o da una questione che ritengo ingiusta. “Può essere carico un sentimento, o un cibo o uno scritto”. Vero. Per me un sentimento è blu. Carico nel senso che non è blando (come un pastello), è forte ma non violento (come un colore sgargiante), profondo ma non cupo (come il nero), intenso ma non triste o angosciante (come può essere il grigio). Semplicemente è BLU.
Gen 2, 2012 - sfoghi    Commenti disabilitati su Ribadisco

Ribadisco

la fedeltà è uno stato mentale. Ne ho avuto ulteriore riprova. Non è una virtù, nè una forzatura che può essere costretta da contratti di qualche tipo, nè da tabù sociali – tipo l’opinione e il giudizio degli altri. E’ uno stato mentale, l’ho visto e constatato, oltre ad averne anche esperienza diretta, da sempre, quando sono presa da qualcuno è là che sto, non c’è modo che possa interessarmi ad altro. La mente (di tutti) contiene una sola persona, oppure nessuno. Come si fa a lasciarsi andare con un’altra persona quando si è impegnati? Come si fa, se ci si lascia andare, a non pensare per niente alla persona con cui si sta insieme anche se in quel momento non c’è? Non essere fedeli non è una colpa, nè un peccato mortale, queste sono idiozie convenzionali. Se non si è fedeli significa che non si ama più. Probabilmente non si ama nemmeno la persona con cui stiamo tradendo, ma di sicuro quella con cui si sta non si ama più. C’è chi dice che comunque vuole bene, che non lo sa, che è indeciso. Ma indeciso di cosa? Se bacia e sta insieme ad una persona da cui è attratto riuscendo a mettere da parte (mentalmente e non solo) la persona con cui è impegnato, allora perchè “tradire”, cioè tenere nascosto quello che sta facendo? Lo faccia alla luce del sole. Non venga a dire che non può farlo sapere alla persona con cui è impegnato per “non ferirla”. Ma perchè, andando con un’altra le fa del bene? Allora, visto che riesce a dividere la mente a scomparti, al punto da riuscire a lasciarsi andare con un’altra persona “dimenticando” “””temporaneamente””” quella con cui sta, perchè non farlo risapere? Quella con cui è impegnato EVIDENTEMENTE non è un pensiero dominante, e la fedeltà altro non è che il pensiero dominante. L’infedeltà non è da condannare nè da giudicare. Ma è assolutamente inaccettabile il tradimento, agire di nascosto lasciando l’altro all’oscuro, e impedendogli di avere la libertà di scelta, se accettare la situazione o no. La libertà non ferisce, dare la libertà è segno di rispetto, ed è sicuramente molto meglio del lasciare all’oscuro nell’illusione che tutto vada bene quando invece non è. Nel momento in cui la mente è rivolta altrove, non significa che si è “infedeli” o “traditori”, significa che non si ama più la persona con cui si è impegnati, la quale, per questo solo e fondamentale motivo, ha diritto di sapere. Se c’è onestà, nè si sbaglia nè si fa del male. E non si è nè infedeli nè traditori.