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Dic 28, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Si può sempre provare a cambiare strada

Si può sempre provare a cambiare strada

Tempo fa qualcuno mi disse che a suo parere non ci si può rifare una vita a cinquant’anni. Per la motivazione, obiettivamente reale, che a quel punto sono state messe su situazioni ormai radicate, una famiglia, una casa, il lavoro, sono state imboccate strade a senso unico, presi impegni insomma, che coinvolgono altre persone, altre cose, per cui tutto ormai è definitivo.  Al che io, che la penso diversamente, obiettai che chi si ritrova a quell’età con una o più di  quelle situazioni sfasciate che fa? Tipo, il matrimonio va in crisi, in modo irreversibile (e definitivo), per dirne una piuttosto frequente. Che fa, non può rifarsi una vita? Non lo credo affatto. La vita, dissi, non è una scatola che ad un certo punto impacchetti e infiocchi e resta lì così. Se durante il percorso ti rendi conto di aver fatto la scelta sbagliata, puoi – e devi potere – tornare indietro, almeno provarci, cercando di sconvolgere il meno possibile le vite degli altri coinvolti, ovviamente, e considerando magari che continuando in quel modo potresti danneggiarle ancora di più.  I figli ad esempio, capiranno, se il genitore sta loro vicino e lo è stato durante la crescita facendo capire che nei loro confronti nulla è cambiato né cambierà mai, capiranno senz’altro, anche perché ben presto anche loro imboccheranno la propria strada e si staccheranno, come è naturale che sia. La mia interlocutrice invece sosteneva che se si va in crisi a quel punto della vita bisogna tenersi tutto dentro e cercare di superarla proseguendo per la strada che si è intrapresa. E ora capisco perché in giro c’è tanta frustrazione, e spesso anche molta superficialità nei rapporti: per evitare il definitivo. Non ci si può costringere dentro un atteggiamento, non si può fingere che vada tutto bene quando in noi c’è insoddisfazione e tristezza. In questo modo non si fa il bene di nessuno, non è sacrificio, è caparbietà. Perché succede, per orgoglio o testardaggine, di non voler ammettere di aver sbagliato strada, di non riuscire proprio ad accettare di esserci sbagliati tanto, e di non sopportare il rischio di dover poi giustificare questo nostro errore davanti a chi ci circonda (e che fa parte della suddetta scatola impacchettata ed infiocchettata). Di conseguenza si preferisce continuare per la strada vecchia, con l’idea distorta di essere al sicuro lì, perché, come si dice, prendendo quella nuova sai quello che lasci ma non sai quello che trovi. E se invece dentro di noi sentiamo che quella vecchia non fa per noi? Se a cinquant’anni ci accorgiamo che proprio quella che andremmo a lasciare è la strada sbagliata? E che quindi, proseguendo ostinatamente per di là, avremo quasi per certo più sofferenza – per tutti – che altro? Perché di una strada, vecchia o nuova, conosciamo il percorso fatto, non quello che c’è ancora da fare. Voglio dire, nessuna strada è sicura, anche sulla strada vecchia non sai quello che trovi. Io preferisco pensare che ci sia sempre una possibilità. Concludendo, l’opinione che a cinquant’anni non si possa ricominciare non è fondata su altro se non la personale paura di cambiare, che è anche normale, volendo, anzi si può dire che dipende dal carattere, e che quindi non serve arrivare a 50 anni per provarla, è presente già a 20, e si può eventualmente giustificarla come naturale, la paura di cambiare. Ma questo non dà il diritto di criticare chi invece, per fortuna, è fatto diversamente, ci crede e  prova a farlo. Non per niente il mio motto preferito è “non è finita finché non è finita”.

(Uppato. Dal 31/gen/2014)

Dic 26, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su La “Sfavola” di Cenerentola

La “Sfavola” di Cenerentola

14nka3s.jpgSiccome leggo spesso in giro di gente che afferma addirittura che sognare sia triste, innanzitutto andate a dirlo a Cenerentola, che su sogni e desideri come espediente per affrontare lo squallore brutale della realtà ha fondato la morale della sua favola. E in proposito mi pongo la seguente domanda: se Cenerentola non avesse potuto neanche sognare, come sarebbe finita? Vogliamo sfavolare questa favola? Sfavoliamola. La storia narra che lei, bimba rimasta orfana,  passa sotto le grinfie di matrigna e sorellastre, e trascorre ogni suo giorno, fino ad un’età adolescente e, per quell’epoca, da matrimonio, svegliandosi di buonissima ora per lavorare duramente, lavando panni e tendoni anche due volte al giorno, spazzando e sciacquando i pavimenti con la spazzola e olio di gomito, e pulendoli di nuovo dopo che c’è passato il gatto dispettoso, inginocchiata per terra, accudendo gli animali nell’aia, preparando tre pasti al giorno, se non di più, per quelle tre. Il tutto sempre con la salatissima (nel vero senso del termine, perché solo lei sa quanti pianti si è fatta) “Imposta di Valore Aggiunto” di maltrattamenti vari, umiliazioni, prese in giro, mortificazioni, offese, dispetti. In quanto relegata in soffitta, nemmeno ha mai avuto amici a parte topolini e uccellini, di cui si è dovuta accontentare, arrivando a parlare con loro addirittura. Insomma, chiunque al posto suo sarebbe impazzito. E lei invece che fa? Canta. In quella sua stanzetta modesta, ma sempre pulita ed ordinata, in quel suo letto semplice semplice, canta di sogni che sono desideri di felicità, nella speranzosa convinzione che se sogni e speri fermamente dimenticando il presente, il sogno realtà diverrà. L’unica risorsa che le rimane, e a cui giustamente si aggrappa. Ora, vogliamo toglierle pure questo? Già è tanto se trova la forza di alzarsi la mattina, poverella, che fa, andiamo a dirle “sognare è illusione, e pure triste”? E no eh! Ma che deve fare di più? Ipotizziamo, se togliessimo a Cenerentola anche la libertà di sognare, cosa accadrebbe? Due sono le ipotesi, o si getterebbe dalla torre dove alloggia, a tuffo in mezzo all’aia, oppure, anche meglio, diventerebbe una spietata assassina. In un giorno di ordinaria follia sterminerebbe subito subito matrigna e sorellastre, non senza averle precedentemente costrette a lavare e pulire ogni millimetro quadro di ogni stanza, compresa la sua in cima alla torre, e poi daccapo, magari piazzando trappole e trabocchetti per tutta la casa che lei conosce benissimo e della quale, TRA L’ALTRO, è legittima proprietaria. Poi aspetterebbe la fata madrina, con santa pazienza (quanta ne ha avuta in tutti quegli anni, nell’attesa che arrivasse qualcuno a salvarla!), e, tra un canto e l’altro, eliminerebbe anche lei tirandole dietro la bacchetta magica; e infine toccherebbe al principe, verso il quale ormai nutrirebbe solo un odio profondo a causa dei soprusi sopportati ogni giorno da parte delle uniche figure “umane” con cui ha avuto rapporti e contatti e che l’hanno fatta sentire costantemente una nullità. Una tragedia. Gli inquirenti addetti al caso, giunti sul posto per le indagini, troverebbero altro che posto da sogno! Uno scenario da “sfavola”, e in quella stanzetta in cima alla torre, bozze di piani ben strutturati attaccate alle pareti, curati nei minimi dettagli, e conservate nel baule della nonna, armi rudimentali ma efficaci, ricavate da manici di scopa, cocci di scarpette di vetro e trappoline per topi, che la giovane ex-di-belle-speranze ha iniziato ad organizzare quel giorno in cui ha raggiunto il punto di rottura, e cioè, quando le è stato detto che “sognare è triste” negandole anche questa gioia. In tutta franchezza, potremmo biasimarla? (Uppato. Datato 6/8/2013)

Dic 21, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il Karma – Ogni azione genera una reazione

Il Karma – Ogni azione genera una reazione

Karma (adattamento del termine sanscrito kārma[1] (devanagari: कार्म), aggettivo derivante dal sostantivo neutro karman[2] (devanagari: कर्मन्)), è un termine d’uso nelle lingue occidentali traducibile come “atto”, “azione”, “compito”, “obbligo”, e nei Veda inteso come “atto religioso”, “rito”. Il karma indica, presso le religioni e le filosofie religiose indiane, o originarie dell’India, il generico agire volto a un fine, inteso come attivazione del principio di “causa-effetto”, quella legge secondo la quale questo agire coinvolge gli esseri senzienti nella fruizione delle conseguenze morali che ne derivano, vincolandoli così al saṃsāra, il ciclo delle rinascite. Quello del karma è uno dei concetti nucleari delle dottrine induiste, strettamente connesso all’altro del mokṣa, inteso quest’ultimo sia dal punto di vista soteriologico, e cioè salvezza dal saṃsāra, sia dal punto di vista spirituale, come conseguimento di una condizione superiore, diversamente intesa a seconda della dottrina.

Generalità

La dottrina moderna del karman origina dalle speculazioni religiose delle Upaniṣad vediche; essa è oggi centrale nell’Induismo, nel Buddhismo, nel Sikhismo e nel Jainismo.
Così in ambito induista è comunemente considerata la parte non-materiale delle azioni, ed è la causa del destino degli esseri viventi.
In Occidente si diffuse nel corso del XIX secolo,     divulgato dalla Società Teosofica, ed è al centro anche di molte dottrine New Age.

Questo per considerarne la definizione generale. Non mi soffermerò su filosofia e religione perché diventerebbe un discorso ampio e parecchio complesso. Restando sulla mia idea personale,  non credo nel destino ma credo nel Karma, la cui filosofia, se ho capito bene, si basa sul principio che tutto nella vita sulla terra è collegato, vale a dire “ogni azione genera una reazione” . Così la vedo io. Buttandola su esempi pratici, quello che faccio oggi è conseguenza di ciò che è stato ieri e condiziona ciò che sarà domani. A riguardo, quello che più spesso si sente in giro è che il male fatto ti ritorna indietro. Ma se è così, lo stesso dovrebbe valere per il bene, giusto? E perché invece per il bene non vale sempre? Per me limitarlo a questo concetto del male fatto è scorretto. Non penso sia una semplice questione di “ciò che semini raccogli” , perché di base credo che quello che semino non dipenda solo da me, dalle mie azioni e reazioni a cose che a mia volta subisco, ma anche dalle azioni e reazioni altrui, che, pure abbiano avuto contatto con me o no, mi influenzano, direttamente o indirettamente. Solo credendo in questo, riesco in qualche modo a spiegarmi la condizione di certe situazioni in cui veniamo a trovarci. A volte, diciamo più spesso che no, per quanto tu possa ragionarci su, nel tentativo di capire come mai ti trovi lì e in quel dato modo, non riesci assolutamente ad arrivarne a capo. E questo – probabilmente – perché l’origine scatenante non è direttamente dipesa da te ma da qualcun altro, che magari nemmeno conosci, che in un dato punto indefinito (perciò inutile cercarlo) del tempo e dello spazio, ha dato il via agli eventi che hanno portato te lì e in quel dato modo. Non so se mi sono spiegata. Questo concetto per me vale per tutto, dalle cose più piccole ed apparentemente insignificanti ai fatti più eclatanti. Motivo per cui (vedete come tutto è collegato? Anche nei ragionamenti) ritengo che anche i particolari ai quali spesso si dà poca o nessuna importanza hanno invece sempre il loro perché. Ogni cosa accade per un motivo, secondo me, e non perché ci sia un futuro già scritto, ma per il contrario, per tutto il passato che ognuno di noi che siamo e siamo passati su questa terra ha tracciato nel suo percorso di vita. Accade tutto per un motivo scatenante, talmente intricato nei milioni di migliaia di centimetri di fili, tra cui anche il mio, che come in una rete si sono intrecciati tra loro, alterando, deviando del tutto o leggermente modificando il corso dei fili altrui. La filosofia del Karma, per come è strutturata, prevede anche la reincarnazione. In merito non so, non sono molto convinta, ma confesso che mi piace l’idea, mi piace credere ad una trasmigrazione dell’anima, che passa da un corpo all’altro senza morire mai. E volendo, ciò spiegherebbe esperienze diciamo paranormali che un po’ tutti viviamo, tipo il deja-vu, il ricordo di qualcosa di già vissuto, che magari, chissà, potrebbe in realtà essere una eco della vita passata in un altro corpo anni addietro. In questo modo viene più facile anche credere all’idea di eternità, no? Ricapitolando, seguendo il principio del Karma, ognuno di noi è qui per un motivo, agisce in continua relazione con tutti gli altri esseri viventi (ci metto anche gli animali), passati e presenti, di conseguenza non è totalmente causa “dei suoi mali” (concetto corrispettivo a quello che altri definiscono “destino” a cui dare la colpa per gli eventi che accadono), e la sua anima non morirà mai. E’ indubbiamente semplificato, lo so, ma mi sembra un pensiero molto positivo ed ottimista, e, nello stesso tempo, a dimensione umana (e non sovrumana). Per di più, spiegherebbe tante cose che altrimenti resterebbero misteri. Un ideale in cui mi ritrovo pienamente. E un argomento per me di grande interesse. Non mancherò di tornarci su.

Dic 21, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Il ladro di memoria

Il ladro di memoria

premetto che è l’ultimo argomento di cui potrei parlare io, la memoria, perché ne sono non dico priva ma piuttosto scarsa sì. Per fortuna che ho accanto chi ricorda, spesso fin nei minimi particolari, eventi e vicende di cui sono stata partecipe, se non protagonista addirittura, e me li rammenta, altrimenti io sto fresca! Scherzi a parte, la mia memoria è un po’ da cammello. Più che essere visiva, si basa su sensazioni, che mi aiutano (sempre) tanto a rinnovare nella mia mente immagini o anche suoni e parole, persino odori, del mio passato che evidentemente sono segnati in me in modo indelebile. Non domandatemi cosa portavo quel dato giorno, se c’era il sole o pioveva, com’era il luogo in cui ero e chi altro c’era perché su questo sono una dichiarata e confermata frana. Ma su eventi che mi hanno lasciato sensazioni (non sempre belle) importanti posso dirvi tutto, in profondità. Detto ciò, torniamo al post. Sapete chi intendo io con ladro di memoria? Ebbene, il computer. O meglio internet. E’ una cosa che non avevo realizzato prima, benché facile da realizzare. Ma che ho constatato ultimamente, anche considerando situazioni di altre persone. Ho verificato, anche su me stessa, che l’uso di internet, ormai diventato essenziale nella vita quotidiana, per quanto indubbiamente utilissimo, blocca la memoria. L’ho letteralmente visto valutando persone rimaste per un periodo prolungato lontane dal computer e poi, riflettendo, l’ho confermato su di me. Quindi, sebbene abbia sicuramente aperto la mente, internet riesce allo stesso tempo a rubarsi la tua memoria. Questo perché? Semplicemente perché siamo abituati ad andare lì per cercare qualsiasi cosa, da una ricetta, a notizie storiche, geografiche, politiche, fino a stupidaggini quali l’ortografia corretta di un termine che proprio non riusciamo a ricordare. Ed ecco che la nostra memoria diventa pigra. E’ una questione di allenamento, che viene automaticamente perso ricorrendo sempre a questo ormai ampio mezzo di informazione a largo raggio. Parlando di me, ho constatato che le nozioni scolastiche di vario tipo, apprese e collaudate per anni, sono adesso sempre più sbiadite. Sarà pure l’età, direte voi. Può darsi, ma non penso che infuisca più di tanto. E’ proprio una questione di allenamento. Se devi ricordare una città, o un nome, o un fatto storico, e invece di sforzare le nozioni che hai nella tua memoria prendi e vai a cercare su internet – dove di certo trovi tutto – ecco che la memoria si siede e resta in panciolle ad ingozzarsi delle risposte informatiche che purtroppo (c’è da dire anche questo) a volte non sono nemmeno così corrette. O meglio, c’è talmente tanta roba su internet che le nozioni giuste sono mescolate, confuse, e spesso distorte e sopraffatte da quelle sbagliate. Per cui, ad esempio, passano per versi di Shakespeare i ritornelli di canzoni di Ligabue o di Vasco Rossi. O viceversa. E questo non è propriamente bello. Si può quasi dire che ci insegna cose nuove, praticamente, facendoci dimenticare quelle che sapevamo e come le sapevamo prima. L’uomo diventa schiavo della macchina. O forse no, ma che internet sia ladro di memoria sì, si può dire, un po’ enfatizzando ma stringi stringi è questo. E allora che fare? Il fatto è che ormai siamo troppo abituati a questo mezzo per poterci rinunciare. E alla fine prendiamo per buono quello che ci dà, questo ladro di memoria. Al limite potremmo più volte al giorno allenare la mente a ricordare quello che abbiamo imparato fuori internet, magari con esercizi di logica……. Chissà se nel web c’è qualche sito apposito che ne propone qualcuno interessante ……

……:qzew0l.gif:e ci ricasco.

Dic 21, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Compra(s)vendita

Compra(s)vendita

Sembra ormai confermato. Non che non si sapesse già, è forse una delle cose più assodate e scontate della società moderna. Parlo di questo concetto: i soldi possono tutto. Ma si sapeva benissimo, direte voi, appunto. E’ un teorema. Però c’è un particolare, un’altra formuletta diciamo, assolutamente rilevante, che dovrebbe essere aggiunta a questo teorema, e cioè che solo chi è senza scrupoli riesce ad ottenere tutto. Quindi, ricapitolando, soldi+totale mancanza di scrupoli=potere assoluto. Sì, perché mica tutti quelli con i soldi sono potenti e prepotenti. C’è anche chi fa del bene, restando nell’ombra senza esporsi, senza fare del male a nessuno, anzi, e senza volersi accaparrare tutto, o almeno tutto ciò che vuole. E’ che purtroppo chi è così spesso viene messo in luce in negativo, in quanto additato, attaccato per invidia e avidità, incolpato di colpe che non riesce a togliersi di dosso. E questo perché? Perché ha, sì, i soldi ma anche gli scrupoli. Perché fa del bene, non è egoista, non è vanaglorioso, presuntuoso e prepotente, e questo, nel mondo attuale, fa spavento, non viene neanche creduto vero.  D’altra parte esiste invece purtroppo chi non ha il minimo buonsenso e la minima generosità, forse per totale ignoranza, grettezza, meschinità, e soprattutto egoismo, non lo so, se ne potrebbero dire tante. Ed è di questo tipo di persona che sto parlando. Mettete i soldi in mano a qualcuno senza scrupoli e i danni a terzi sono sicuri. Perché per arrivare dove vuole calpesta qualsiasi cosa, e ovviamente chiunque, giudicando (anzi con la presunzione di giudicare) inferiore tutto (e tutti) ciò che lo circonda. Inferiore e sacrificabile. Chi prova a mettersi contro di lui è finito, annientato, motivo per cui chi è così raccoglie un manipolo di dementi che lo esaltano, lo adulano, lo venerano (si fa per dire, è tutta ipocrisia chiaramente, ma non importa, conta solo ciò che appare), accontentandosi persino di vivere del suo riflesso, e facendo con gli altri quello che fa anche lui, vale a dire considerarli inutili nullità. Triste, vero? Quello che più mi ha sconvolto, comunque, anche se ormai era immaginabile pure questo, è stato constatare che questa gente riesce davvero a comprare tutto, ma tutto. Amore compreso. Non l’avrei mai detto, francamente. Se è quello che vogliono riescono ad arrivarci, in un modo o in un altro. L’amore si fa per dire, sempre, qui parliamo di parvenza, non di sostanza, ma a quella gente non interessa, va benissimo anche l’illusione. Non importa essere riempiti dentro, come fa l’amore (vero), basta essere riempiti fuori, di complimenti, di sorrisi, di adulazione. Basta vedere chi puntano come obiettivo dipendere totalmente da loro, anche se si tratta di una dipendenza materiale, che passa per amore. I soldi possono tutto. E dire che se dietro di loro ci fosse l’amore (vero), invece di comprare amore, potrebbero fare del bene a 3/4 di umanità. Invece, non so com’è, finiscono sempre nelle mani sbagliate (oggettivamente, non soggettivamente, sbagliate), che li usano per scopi personali, facendo del male ad almeno 2/4 di umanità. Volendo, però, la colpa non è soltanto di questi scellerati, ma anche dei cosiddetti smidollati, cioè quelli che si lasciano comprare a scapito di tutto, svendendo amore, emozioni, e vita completa. Coppie di scellerati+smidollati sono sempre più frequenti. Anche in questo caso il teorema è lo stesso, soldi+mancanza di scrupoli. Solo che è vissuto da un altro punto di vista: mentre lo scellerato dice io voglio quello e non ho scrupoli, farò di tutto (niente escluso) per ottenerlo, lo smidollato dice io miro ai soldi e non ho scrupoli (ma neanche dignità), accetterò di tutto per arrivarci. Ed ecco qua, presto detto, creato il binomio. Due persone ignobili legate da un interesse comune: i soldi. Chiudo questo sfogo polemico con un quesito: l’umanità, nel corso del tempo, di schifezze ne ha fatte tante, ma da un’altra parte ha anche inventato e realizzato cose geniali, grandiose e straordinarie, e sono state queste a portarci dove siamo adesso. Allora come cappero siamo arrivati all’attuale spaventoso degrado?

Dic 21, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su L’apparenza inganna

L’apparenza inganna

sì, vero, ma per chi sceglie di vivere nell’inganno basta e avanza. E di gente che lo preferisce ce n’è sempre di più, a quanto “appare” (a proposito di apparenza). La parvenza di “normalità”, che ancora non si sa esattamente cosa sia e forse non si saprà mai, e soprattutto di felicità sono quelle più in voga. Vai da chi ti racconta balle sui voti scolastici propri o dei propri figli, a chi inventa di sana pianta avventure mai vissute o addirittura un perfetto menage familiare che non ha. E vogliono dartela a bere, a tutti i costi, ma il peggio è che chi se la beve c’è! E prende pure a male parole te che osi dire “la cosa non mi convince tanto”. Ma scusate, chi ti racconta cose sue si mette alla mercé di un tuo giudizio, o almeno di una tua idea, opinione, toh. Che ti fai per forza, anche perché magari se chi racconta chiude il discorso chiedendoti “tu che ne pensi?”, non può trovarti impreparato. A meno che, cosa che può accadere a volte, non hai ascoltato un accidente di quello che ha detto (il che è molto più grave del farsi giudizi, francamente). Ora, se tizio ti dice che due mesi fa è stato a Calcutta, in vacanza. Tu che fai? Ti interessi, ti complimenti per il bel viaggio fatto che sarà stato sicuramente interessante, rispetto ad una semplice vacanza al mare di casa tua, tanto per dirne una. E gli credi. Perché non dovresti? E’ un posto come un altro, non ti domandi se è vero o no, dai per scontato che lo è. Perché dovrebbe raccontarti una cosa del genere, a che pro, cosa gliene viene? E invece dopo qualche giorno scopri, tramite terzi, che questo tizio non è stato affatto a Calcutta, ma se n’è stato a casa a guardare la tv. Non resti stupito? Io sì, e non poco. Ma poi comunque finisce lì. Perché a me personalmente non cambia la vita se quello è stato a Calcutta o sul divano. Come non cambia la vita a lui se io abbia creduto o meno alla sua storiella. Cioè, se a me avesse fatto realmente piacere che lui sia riuscito a farsi una vacanza laggiù oppure se io non gli avessi creduto cosa sarebbe cambiato? Alla mia realtà niente e alla sua nemmeno. Quindi non capisco a che cavolo gli è servito raccontare una balla. Su questo poi, la sua vacanza. Ma tanto è. C’è gente che vive così, che si accontenta di propinare agli altri una SUA vita felice che in realtà non ha, però l’importante per lui è che gli altri credano che l’abbia. E non è triste questo? Per me sì, e tanto. Ognuno sceglie la vita che vuole. A mio parere non serve invidiare nessuno, perché ciò che gli altri fanno non è detto che sia felicità per chi li osserva se questi fosse al loro posto. Personalmente, ad esempio, non sarei affatto invidiosa del tizio di Calcutta, perché io al suo posto non ci andrei, non farei un viaggio così lungo, quelle zone non mi attirano neanche. A dirla tutta, al momento se penso alla meta di un viaggio sarebbe una meta definitiva, di un posto dove andare a vivere (parlando di sogni, voglio precisarlo), per intenderci, perché solo l’idea dei disagi che si creano ogni volta che devi prepararti per partire e poi per tornare mi fa venire i brividi. E’ una mia scelta, dettata dalla mia volontà (e dalle varie esperienze passate). Come per tutti. Ad ogni modo, quello che si sceglie si sceglie, e nessuno può biasimare né criticare se riguarda esclusivamente la vita altrui, va bene….che sia reale, però, e non si fermi alla parvenza. Far coincidere (o almeno provarci) i sogni con la realtà sì, assolutamente, ma vivere di apparenza no. Non potrei mai accontentarmi di questo, né tanto meno del “far credere agli altri”. La realtà è ciò che c’è dietro le apparenze. Ed è lì che vivo e voglio vivere io.

Dic 21, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Pazza parola

Pazza parola

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Asterischi: Segnalano i pericoli a chi partecipa alle vendite all’incanto

Baricentro: Vi abitano i Pugliesi maggiormente equilibrati

Carpe diem: Un pesce al giorno toglie il medico di torno

Conforme: Donna che, essendo fisicamente molto ben dotata, corrisponde a un ideale di bellezza

Cuba: Isola la cui bellezza, larghezza e profondità si equivalgono

Fenicottero: Uccello rosa dal caratteristico volo verticale

Geco: Rettile che ripete l’ultima sillaba delle parole che gli dite

Jet set: Scena di un film che viene girata a bordo di un aereo a reazione

Manifattura: Documento rilasciato per obbligo fiscale dalla manicure

Mongolfiera: L’edizione dell’Expo che sarà organizzata a Ulan Bator

Ottimo: Il migliore dopo il settimo

Spiraglio: Verso dell’asino morente

Stereotipo: Persona che quando parla si fa sentire a destra e a sinistra

Strabici: Veicolo a pedali eccezionale, adatto a quanti hanno problemi di vista

Dic 16, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Domandone del giorno

Domandone del giorno

 

 

Il pensare è un atto di volontà?

 

derivando dal cervello, e dato che dal cervello partono i gesti volontari, si potrebbe rispondere di sì. Ma per me è no, il motivo è che quando tutti, perché a tutti accade, vorremmo non pensare non ci riusciamo. Quindi non dipende dalla nostra volontà. Per cui siamo messi bene eh 😀

E dopo questo, buongiorno a tutti! Come vanno i preparativi per il Natale? I miei a rilento, stranamente…mumble mumble…il che mi fa inalberare (in tema di Natale e di albero, uauauauuaauauaa). Ma ho fiducia. In me e nel mio amore smodato per il Natale. E ce la farò. Sì sì. Sì.

Set 15, 2015 - Senza categoria    Commenti disabilitati su Tornaconto

Tornaconto

La ridente (sotto i baffi) località di Tornaconto ha origini nell’era squinternassica, epoca primitiva aspra ed oscura, durante la quale, secondo ipotesi ragionate e piuttosto sensate, si stabilirono i primi contatti tra esseri viventi della nostra specie homo, o per meglio dire, durante la quale alcuni tra i maggiori fondatori di Tornaconto scoprirono l’esistenza dei fiduciosi (dagli altri denominati “fessi”), fonte primaria dei loro principali profitti. Accadde così che i primi, il cui motto è da sempre “mors tua vita mea”, circuendo e blandendo i secondi con promesse (sistematicamente non mantenute) di benessere e sistemazione a vita, gettarono le basi di questa località.  Nel corso dei secoli ne accaddero di eventi,  dei quali, in parte, anche se sempre meno, dovuti a cause naturali, il resto scaturiti dalla assai rapida riproduzione dei tornacontisti. Guerre, lotte per la supremazia, per il potere e per i tesori via via influirono sull’espansione di Tornaconto, che nel giro di un tempo relativamente breve, è arrivata a contare milioni di abitanti, diffondendo a macchia d’olio anche la mentalità degli antichi tornacontisti. Essendo così estesa, Tornaconto nel corso dei secoli ha subito una  seppur grossolana e comunque naturale suddivisione del territorio,  così ripartito: 1) contea di “Quieto Vivere”,  la più grande, con le frazioni di “Valà” e “Chissene”, una zona silenziosa e tranquilla ma piuttosto brulla e spenta (quindi centro non denuclearizzato bensì demoralizzato e demoralizzante); 2) contea di “Perdo”, con le frazioni di “Rassegno” e “Mannaggia” piuttosto estesa, residenza dei fiduciosi o fessi, senza i quali i tornacontisti non potrebbero fare affari; 3) e infine contea di “Arraffo”,  con le frazioni di “Brogli” e “Fregatutto”, area residenziale e commerciale dei veri e propri tornacontisti, che, pur essendo la più piccola delle tre, è paradossalmente la più forte e predominante. Attualmente Tornaconto ha ormai occupato, senza esagerare, il 90% della superficie terrestre addirittura. Questa incredibile espansione è senza dubbio dovuta alla collaborazione concertata di tutte e tre le contee, per quanto si stiano man mano isolando anche fisicamente una dall’altra, causa diffidenza e mal sopportazione, considerando che tutto,   rapporti umani in primis, di ogni genere, lavoro, amicizia,  coppia, persino familiari, subisce sempre più l’influenza di Tornaconto. Ormai non si fa più niente se non per Tornaconto. Ovunque ti giri sei a Tornaconto. Chi fosse interessato ad acquistare casa, può  scegliere se essere un Quietoviverano, un Perdente o un Tornacontista. Tenga però conto che la prima zona è satura.

Quanto a me, migrerei volentieri e subito su Marte.

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